Dopo i primi cento giorni del governo Salvini-Di Maio che giudizio possiamo dare? Tanti proclami, tante interviste, molte giravolte e pochi, pochissimi fatti. La luna di miele con gli italiani magari dura ancora ma noi dobbiamo vedere con lucidità quello che sta succedendo realmente.

Prendiamo i vaccini. Ieri, con uno scatto di resipiscenza rispetto all'emendamento approvato al Senato sul Decreto Milleproroghe, la maggioranza fa sapere che si torna all'obbligo vaccinale previsto dalla legge Lorenzin e che questo resterà un requisito indispensabile per far entrare i bambini a scuola. Bene! Una saggia decisione, in linea con l'opinione della comunità scientifica, del mondo della scuola e di tante tantissime associazioni dei genitori e della società civile. Una scelta buona per la salute dei nostri bambini, a cominciare dai più indifesi. Oggi, spunta un secondo emendamento, sempre della maggioranza, che inserisce in legge la possibilità di autocertificazione per l'anno scolastico che sta iniziando, così come previsto nella controversa circolare dei ministri Grillo e Bussetti. Perché tutto questo? Per facilitare le famiglie, come sentiamo dire da alcuni, oppure per "strizzare l'occhio" al movimento No Vax? Temo molto per questo secondo motivo, perché non è affatto così complicato ricevere dalla Asl al momento della vaccinazione del proprio figlio il certificato che attesta l'avvenuta prestazione. Stiamo parlando di un tema molto serio - la salute dei nostri bambini - su cui non si può mantenere margini di ambiguità così evidenti: se l'obbligo vaccinale viene considerato indispensabile per ottenere una protezione adeguata della popolazione infantile rispetto a malattie che possono essere molto pericolose (e la Ministra Grillo ammette che l'obbligo deve rimanere) allora non si può lasciare spiragli per aggirarlo. Quando si sta al Governo o si è responsabili in nome dell'interesse collettivo, avendo il coraggio di scontentare qualcuno che sostiene la posizione sbagliata, oppure si combinano dei pasticci che, come in questo caso, possono avere conseguenze gravi. E ancora prendiamo la vertenza Ilva. Dopo un'altalena di posizioni, che ha bruciato molte risorse e ritardato sia la bonifica ambientale che la soluzione occupazionale, oggi finalmente le parti - sindacati e azienda acquirente - hanno trovato un accordo lungo la linea tracciata dal precedente governo. Il Ministro Di Maio, dopo che per settimane ha parlato di "annullamento" della gara, oggi si dichiara soddisfatto. Ma davvero non ha nemmeno il coraggio di spiegare ad una parte dei suoi elettori che la chiusura dell'Ilva e la sua trasformazione in "parco" era una boutade elettorale? Ma davvero non ha nemmeno il coraggio di fare un minimo di autocritica ammettendo che, se si vuole rendere compatibili lavoro, salute e ambiente, bisogna percorrere necessariamente insieme la strada del rilancio di quell'impianto e della bonifica? Due esempi, se ne potrebbero fare altri. La discussione sulla prossima manovra di bilancio si avvia ad essere altrettanto ricca di zig-zag, dietro-front, mezze bugie e mezze verità per nascondere la matematica impossibilità di mantenere promesse sbagliate e irrealistiche fatte in tutti questi mesi. E l'opposizione? Chiede ogni giorno qualche saggio editoriale. L'opposizione sta rialzando la testa, come abbiamo dimostrato sui vaccini, sui fondi delle periferie, su Genova, non limitandosi a denunciare la vuota propaganda del governo ma anche avanzando proposte su ognuno di questi punti. Non basta, dobbiamo fare altre due cose. Raccogliere le energie disperse nella società, indicare un orizzonte ideale diverso da quello della destra populista che si sta dimostrando egemone al governo, accorciare le distanze con le aree sociali in sofferenza e fare proposte alternative a quelle del governo. Nelle prossime settimane faremo esattamente questo, e dalla Festa de L'Unità di Ravenna - che si concluderà domenica con l'Assemblea dei circoli e il comizio di Maurizio Martina - lanceremo una fitta serie di appuntamenti, primo fra tutti la manifestazione nazionale a Roma del 30 Settembre. Tornare in piazza, per unire tutti coloro che non si rassegnano a vivere nella cultura dell'odio e della divisione, e cominciare a delineare una piattaforma alternativa al governo giallo-verde su cui costruire nuove e più larghe alleanze sociali e politiche. Si può fare, e noi lo faremo. (Marina Sereni)