"L'integrazione del patto di bilancio nei Trattati dell'UE deve garantire un processo decisionale democratico e salvaguardare gli investimenti pubblici. Serve un Fondo di soccorso della zona euro per resistere alle minacce sistemiche" .

Si legge nella nota conclusiva del Comitato delle Regioni riunito nei giorni scorsi a Bruxelles. Il rafforzamento dell'Unione economica e monetaria (UEM) deve aiutare a colmare l'attuale "deficit democratico" dell'UEM e contribuire al rilancio degli investimenti pubblici, tuttora a livelli così bassi da destare preoccupazione. È questo il messaggio di fondo inviato dalle regioni e le città dell'UE con il parere adottato il 5 luglio alla sessione plenaria del Comitato europeo delle regioni (CdR), l'Assemblea che rappresenta gli enti locali e regionali dell'Unione europea. A seguito della crisi finanziaria del 2012, erano già state approvate in passato norme più rigorose in materia di coordinamento di bilancio, che vengono oggi incorporate nei Trattati dell'UE, assieme a nuove disposizioni che trasformano in parte il meccanismo europeo di stabilità, di natura intergovernativa, in un fondo europeo e introducono la figura di un ministro europeo dell'Economia e delle finanze. Le implicazioni di queste proposte della Commissione europea per le regioni e le città dell'Unione vengono esaminate dal CdR in un parere elaborato da Christophe Rouillon , (FR/PSE), sindaco di Coulaines. " Preoccupa che il dibattito sulla migrazione eclissi tutte le altre questioni che richiedono un intervento urgente da parte dell'UE. Occorre infatti agire con urgenza per rafforzare la resilienza dell'UEM prima che insorga la prossima crisi, in particolare istituendo un Fondo di soccorso della zona euro per resistere alle minacce sistemiche che incombono sull'economia mondiale. Questa barriera di protezione europea va creata oggi, e non allestita alla meno peggio nel bel mezzo della prossima crisi, ha ammonito Christophe Rouillon nel presentare il suo parere alla plenaria del CdR. L'integrazione nei Trattati europei del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria (TSCG), meglio noto come "patto di bilancio", doveva avvenire sulla base di un'analisi della sua attuazione. Il CdR critica il fatto che, apparentemente, tale valutazione non sia stata realizzata, o in ogni caso non sia stata portata a conoscenza del pubblico. Non solo, ma la proposta presentata dalla Commissione ignora completamente il persistente basso livello degli investimenti pubblici, sceso dal 3,4 % del PIL dell'UE nel 2008 al 2,7 % nel 2016. Poiché spesso gli investimenti pubblici sono il settore su cui più incide il risanamento di bilancio, i leader locali chiedono che le nuove norme introducano la flessibilità necessaria e favoriscano in particolare la capacità d'investimento degli enti locali e regionali. In quest'ottica, il patto di stabilità e crescita (PSC) non dovrebbe considerare come spese strutturali il cofinanziamento di progetti sostenuti dai Fondi strutturali e di investimento europei, dal programma per le reti transeuropee (TEN) e dal meccanismo per collegare l'Europa - una disposizione già adottata nel quadro del PSC per i contributi degli Stati membri al Fondo europeo per gli investimenti strategici. I rappresentanti locali e regionali approvano la proposta che il meccanismo europeo di stabilità (MES) - poco trasparente ed esposto al rischio di situazioni di stallo e di veti - venga incorporato nel diritto primario dell'Unione e debba rispondere del suo operato dinanzi al Parlamento europeo. Sottoscrivono inoltre pienamente la proposta della Commissione secondo cui le decisioni importanti relative, tra l'altro, alla concessione di assistenza finanziaria vengano adottate con una maggioranza ponderata dell'85 % e non più all'unanimità. A giudizio degli enti locali e regionali dell'UE, la proposta di creare un ministro europeo dell'Economia e delle finanze contribuirebbe a rafforzare la responsabilità democratica e a rendere più comprensibile la governance dell'UEM. Il ruolo di questa nuova figura andrebbe però definito con precisione, per evitare un ulteriore accentramento delle decisioni adottate in materia di bilancio. Tuttavia, il deficit democratico di cui soffre l'UEM può essere colmato solo dimostrando ai cittadini europei che essa difende anche il principio di progresso sociale, e che le questioni dell'occupazione, della crescita dei salari e delle norme sociali non vengono relegate in secondo piano rispetto alle preoccupazioni macroeconomiche e di bilancio. 06072018-ITL/ITNET)