BELGIO - L'INEFFABILE FUGACITA' DELLA MATERIA NELLE SCULTURE DI MEDARDO ROSSO IN UNA MOSTRA AL MUSEUM OF FINE ARTS DI GAND Pioniere per antonomasia della scultura del XX secolo Medardo Rosso, l'artista italiano vissuto a cavallo di due secoli (1858-1928),

è considerato precursore dei futuristi e influente artista delle evoluzioni libertarie degli anni '60. Di Rosso si è inaugurato lo scorso sabato una importante mostra al Museum of Fine Arts di Gand, la prima dal 1909 in Belgio di uno dei principali artisti di fine Ottocento e inizio Novecento, che mette in evidenza la particolare evoluzione del suo lavoro. La mostra, allestita a Gand (inaugurata il 17.03.18 ed aperta fino al 24.06.18) e stata curata da Gloria Moure con la collaborazione del Museo Medardo Rosso+++, fondato a Barzio, in provincia di Lucca dal figlio di Medardo Rosso, si concentra sul complesso processo creativo attraverso il quale sono nate le sculture di Rosso. Il tema principale qui è il modo in cui esplora i limiti della forma e della materialità, creando infinite variazioni sulle sue opere. Rosso non è uno scultore nel senso classico del termine. Non lavora con legno o pietra, ma modella materiali malleabili come l'argilla e la cera. Questi gli permettono di ottenere effetti visivi effimeri e forme sottili. Rivede continuamente i suoi primi lavori in dettaglio e ne fa delle variazioni, con forme diverse o in nuovi materiali. Nella sua arte, Rosso non si sforza solo di afferrare la fugacità del momento, ma affronta anche idee universali come l'abbandono e la disperazione, la povertà e l'innocenza. Le sue opere sono come l'astrazione di questi concetti. Rosso non drammatizza il momento, ma lo cattura, lo prolunga e finisce persino nelle sue foto, annullandolo da qualsiasi ambiente materiale. Modella certi volti delle sue sculture, altri no, e suona arrangiamenti di opere d'arte nello spazio. Così guida volontariamente lo spettatore nella sua osservazione della scultura. La mostra approfondisce i diversi concetti su cui Rosso opera attraverso la sua arte: la sua lotta con la materia, la sua convinzione che la luce fosse essenziale nell'osservazione di un'opera d'arte, la sua opinione sul ruolo della scultura nello spazio, la sua percezione dell'importanza dell'ambiente, il valore che attribuisce al punto di vista dello spettatore e il suo interesse per l'immagine e le sue qualità luminose. Come illustra attraverso le sue stesse parole: "Nello spazio, nulla ha importanza, perché tutto è spazio e quindi tutto è collegato" Questo principio porta Rosso dalla scultura alla fotografia. Fotografa le sue opere nel suo studio, modifica gli sfondi delle foto, adatta la loro inquadratura e quindi lascia che le forme delle sue immagini si dissolvano e si fondano nello spazio. Per Rosso, scultura e scultura sono inestricabilmente legate e la fotografia diventa lo spostamento definitivo dal punto di vista dello spettatore. Gli permette di raggiungere il suo obiettivo da sogno: la dematerializzazione della forma. Riconosce allo stesso tempo l'autonomia della fotografia come disciplina artistica. Con il suo sguardo aperto, spaziale e interattivo verso la scultura e uno sguardo olistico al processo di creazione artistica, Medardo Rosso è andato oltre l'arte del suo tempo. Nelle mani dell'artista, scultura, disegno e fotografia si evolvono insieme nella direzione della smaterializzazione. Ma questo processo porta alla creazione di sculture estremamente fragili, che possono lasciare solo eccezionalmente il luogo dove vengono conservate. L'impressionante collezione di opere d'arte provenienti da collezioni pubbliche e private di tutta Europa che la MSK è riuscita a riunire a Gand questa primavera rende la mostra retrospettiva di Medardo Rosso un'occasione unica per ammirare il lavoro di questo pioniere della scultura moderna, ingiustamente dimenticato in Belgio, anche se è stato un maestro di fama internazionale. +++ Il museo Medardo Rosso è stato creato dal figlio dello scultore, il quale, in seguito alla morte del padre (1928), volle recuperare e riunire tutte le opere rimaste nello studio di Parigi e in quello di Milano. La scelta della piccola chiesa seicentesca (sconsacrata in quell'occasione) fu giustificata dal desiderio di Francesco di preservare le opere del padre a Barzio, che era la località di villeggiatura amata da lui e dalla madre: nello stesso giardino decise di costruire anche la sua casa. Nel museo aleggia un'intima atmosfera che permette alla scultura di Rosso di esprimere tutta la sua forza e universalità. (19/03/2018-ITL/ITNET)