Sarà l’ultima arma in mano alla troika di Bruxelles. Ma ormai è troppo tardi. L’arma popolare, costituzionale per noi, e i popoli europei in genere, è diventata per loro solo populismo pericoloso. La Gran Bretagna esce (non è “fuori!”) da questa Unione Europea a trazione tedesca e bancaria. Nulla a che vedere con la Comunità Europea dei popoli. Perdono, momentaneamente, tutte le banche, se ci si riferisce ai listini delle borse. Dite che vi dispiace. Però sapete che pagheremo noi il conto, loro sono intoccabili. Altri, oltre a fuggire nell’acquisto di oro (soprattutto a Shangai nella Nuova Banca Mondiale dell’oro, quotata anche in yuan), se hanno denaro, hanno convenienza a comperare i titoli che stanno crollando. Presto risaliranno, torneranno stabili, sterlina compresa, perché funziona così e ha sempre funzionato così. Sono garantiti, sono al potere e le perdite le pagherà lo stato, cioè noi. (Leggere il mio ultimo articolo su quanto e come il Brexit sia ora utile all’oligarchia bancaria mondiale). Invece i nervi stanno crollando a molti politici europei di rilievo. Hanno seminato e stanno raccogliendo. Lezione minacciosa e ridicola dell’avvinazzato Junker, presidente della commissione europea, pensando di avere a che fare con la Grecia: “Chi è dentro è dentro, e chi è fuori è fuori per sempre”. Si può minacciare un popolo prima del referendum? Possibile che non abbiano ancora capito l’aria che tira sui loro soprusi anti-democratici e anti-popolari? Non hanno capito che non è un voto contro l’Europa, ma contro questo tipo di gestione che ha distrutto lo stato sociale dei loro popoli impoverendoli e portando milioni di cittadini alla disperazione? E’ populista dire noi, poveri, siamo tanti e loro, ricchi, sono pochi e continuano a derubarci? Questa è l’Europa, un’altra storia, non gli Stati Uniti, dove anche i poveri votano per impoverirsi e per non essere curati perché pensano che “non se lo meritano”. La stessa Merkel, che pensa di aver vinto la terza guerra mondiale (quella economica) nella conquista dell’Europa, non ricorda i rapporti storici e le “sensibilità”, o meglio le allergie, tra i due popoli. Li ha “minacciati”. Pensava fosse Renzi. Non ha ancora capito che la diffidenza degli inglesi si era già dimostrata nel mantenersi lontani dall’euro/marco e nel tenersi la sterlina. Oppure che la Gran Bretagna gestisse ancora un impero politico-economico con il loro Commonwealth. Draghi e la BCE: “abbiamo previsto un piano B in caso di vittoria del Brexit” e con linguaggio biforcuto, “per salvare l’Europa”. Quale, senza il popolo britannico? “Manterremo fermo il volante e la direzione”. Ci mancherebbe, fino alla dissoluzione! La stessa cosa aveva detto la privata Banca d’Inghilterra, il cui governatore Mark Carney ha aggiunto che era pronto a iniettare uno stimolo supplementare di 250 miliardi di sterline per assicurare che le istituzioni finanziarie non esauriscano la liquidità in questo periodo di incertezza. Sono padroni della loro moneta, torneranno forti. Per il resto dell’Unione è stata brandita di nuovo l’arma tedesca dello spread. I mercati azionari europei stanno crollando, un po’ meno in Gran Bretagna, perché dimostrano l’intreccio banco-finanziario che già si era installato tra loro e che comunque la City rimane forte. la Banca nazionale svizzera è già intervenuta sul mercato valutario per stabilizzare il suo franco. Il primo ministro britannico David Cameron ha riferito che si dimetterà, però a ottobre, contravvenendo a una regola decennale di british fairplay. Sa che lo hanno affondato proprio i suoi e ha bisogno di rimettere un po’ di ordine per le prossime elezioni. I commenti lividi, nei talkshow televisivi del giorno dopo, (e ancora ne avremo a lungo per “educarci”), di partiti governativi e giornalisti “assoldati”, sono tutti al catastrofismo e alla “vendetta”. Incredibilmente ridicoli se non dimostrassero in realtà fino a che punto tengano in conto popolo e democrazia e quanto sia profondamente e culturalmente andato avanti il “pensiero unico”. Il sottosegretario italiano Scalfarotto (Pd) a La7: “I popoli vanno educati prima dei referendum”, quasi non sapessero che fare. Non siamo un po’ oltre le righe? Sarà un lapsus dei tempi che corrono. Lo stesso Monti, super amico di Napolitano che ha commesso reati per lui, dopo aver comperato la sua terza “villa”: “gli INTELLIGENTI vengono disturbati dalle elezioni”.”Troppa democrazia in Inghilterra”. Che i referendum “non servono” alla gestione bancaria dell’Unione e del FMI, è stato dimostrato più volte, da quello greco a quelli olandesi e irlandesi. Espresso anche pubblicamente dallo stesso plurinquisito Junker: “non si governa con i referendum”. Che chiarezza! Anche il povero Schulz (PSE) presidente del Parlamento europeo : “Sono deluso e triste“. L’accordo con il neoliberismo li consumerà, facendo largo ai nuovi neofascismi europei che avanzano, e su cui sono convinti di non averne responsabilità. “Rispettiamo e deploriamo la decisione degli elettori britannici” che “provoca un danno maggiore a entrambe le parti, ma in prima battuta alla Gran Bretagna” scrive il leader del Ppe all’Europarlamento Manfred Weber. Non ha capito e continua a “minacciare” loro di “danni maggiori”. Forse si riferisce anche alla preconizzata implosione interna della Gran Bretagna. Bisogna capire ancora “chi ha perso che cosa”. Anche molti esponenti del governo tedesco commentano con amarezza l’esito della consultazione. Si capisce, è a danno della loro strategia di imposizione. Molti sanno, per esperienza, che gran parte dei megaprogetti europei vengono banditi dopo che le lobby tedesche ne abbiano definito gli obiettivi, le finalità e le modalità. Esultano i movimenti euroscettitici di tutta Europa. La leader del Front National Marine Le Pen parla di una vittoria della libertà e chiede lo stesso referendum in Francia, sapendo magari che l’unico sbocco anche del jobs act francese imposto da Bruxelles, e quindi dalla rigidità impotente di Hollande/Valls, alla fine, sarà contro l’Unione. Sulla stessa linea l’olandese Geer Wilders e il leghista Matteo Salvini (“da Londra schiaffo a Renzi e Napolitano”). Anche la posizione del M5S è propensa a far tornare la decisione al popolo con un referendum. Vedremo cosa pensa il popolo spagnolo, visto che Podemos/IU, in caso di vittoria domenica, hanno promesso un referendum. Vi si avvia anche il Portogallo. Lo stesso referendum italiano di Renzi sulla deforma della Costituzione chiesta dalla troika di Bruxelles e dalle banche mondiali (es.J&P Morgan più volte), è sulla stessa linea e il popolo sembra rispondere NO. Volendo è una risposta anche a Bruxelles. Anche se Renzi ribadisce che: “Il futuro dell’Italia è nell’Ue”. Lui e i poteri forti certamente, forse, il popolo non necessariamente. Bruxelles gli ha appena risposto che di pensioni anticipate, pure col pizzo, (anzi “bisogna allungare la vita lavorativa”), non se ne parla proprio. Intanto nella “sua” deforma della Costituzione ha innalzato a 800.000 il numero delle firme da raccogliere per bandire un referendum. Sgretolare piano piano, altrimenti il popolo se ne accorge. Però anche in Italia il popolo sembra svegliarsi. Ma allora, come dicevano i padri costituzionali, il referendum diventa l’unica arma che, alla fine, rimane al popolo in caso di tentativo di abrogazione del proprio potere democratico? (Tonino D’Orazio)