Che il futuro per gli italiani nel mondo non fosse roseo si sospettava dai primissimi passi del Governo Berlusconi quando, subito dopo il voto, svanivano le chimeriche promesse elettorali. Tutti ricorderanno la letterina da “svolgimento corretto al tema” dell’allora candidato Berlusconi, con la quale si prometteva tra l’altro il ripristino del Ministero degli Italiani nel mondo: a risultato elettorale acquisito la lettera divenne carta straccia e non solo non si nominò un Ministro, ma nemmeno un Vice ministro e nemmeno un Sottosegretario con delega unica, bensì un Sottosegretario che, tra le mille cose da fare, a tempo perso si sarebbe occupato anche di italiani “del” mondo,

 come ama definirli. Questo è solo uno dei segnali di quanto gli italiani all’estero non interessassero a questo esecutivo e a questa maggioranza. La premiata ditta Berlusconi-Tremonti ha sempre saccheggiato le risorse destinate agli italiani all’estero, al contrario di quanto hanno fatto i Governi del centrosinistra. Un po’ di storia tanto per capirci. Nel 1996 fu il Governo Prodi, con l’allora sottosegretario agli esteri Piero Fassino, ad avviare il processo che portò nel 1998 alla modifica costituzionale e all’introduzione della Circoscrizione estero e dei 18 parlamentari residenti ed eletti all’estero. Fu successivamente il Governo D’Alema a volere il raddoppio del finanziamento governativo alla stampa italiana all’estero (giudicato ancora insufficiente, ma che dava il segnale di una volontà di potenziamento). Eppure non c’erano parlamentari decisivi per le sorti dell’allora maggioranza, ma solo una volontà di valorizzazione di questa risorsa, percepita appunto come tale. Venne poi il Governo Berlusconi che introduceva il Ministero per gli Italiani nel Mondo, guidato da Mirko Tremaglia. Come messaggio di benvenuto, nella sua prima Finanziaria, il Governo Berlusconi e l’allora superministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, con il voto favorevole del Ministro Tremaglia, tagliarono più di 31 milioni di euro per gli italiani all’estero nel bilancio di competenza e più di 43 in quello di cassa. Naturalmente i tagli erano spalmati, in maniera proporzionale e uniforme, su tutti i capitoli di spesa per gli italiani all’estero, nessuno escluso. L’anno successivo, la Finanziaria stanziò circa 40 milioni di euro, che però non furono nemmeno sufficienti a coprire i tagli dell’anno precedente. Nella Finanziaria 2003, poi, si ritornò ai tagli: più di 36 milioni per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, con particolare accanimento sull’assistenza, per la quale i finanziamenti vennero quasi dimezzati, passando dai 23 milioni per il 2003 ai 13 per il 2004. Nel 2006, invece, arrivano i parlamentari eletti all’estero e il Governo Prodi. Si passò da un ministero palesemente inefficace, come dimostrano i tagli testé riportati, a un Vice ministro. Nella prima Finanziaria della nuova maggioranza, quella per il 2007, definita da tutti gli osservatori di “lacrime e sangue” per l’operazione generale di risanamento che prevedeva, per gli italiani all’estero vennero tagliati solo 16 milioni. A fronte di questi tagli, però, la stessa Finanziaria prevedeva un investimento di 14 milioni e risorse aggiuntive per 4 milioni. A conti fatti, dunque, in una Finanziaria che tagliava in tutti i ministeri e in tutti i settori, per gli italiani all’estero si prevedevano due milioni in più di investimenti rispetto all’anno precedente. Pochi, certo, ma segnale chiaro di impegno futuro e di inversione di tendenza. Nella Finanziaria dell’anno successivo, quella per il 2008 (ultima del Governo Prodi), erano inizialmente previsti per gli italiani all’estero tagli per 5 milioni, corretti da un emendamento del Governo che aggiungeva 14 milioni per la Conferenza dei giovani, il Museo dell’emigrazione e l’assistenza diretta. Arrivarono poi altri 18 milioni con un emendamento dei senatori de L’Unione eletti all’estero che recuperavano, precisamente, 12.500.000 euro per assistenza diretta e 5.500.000 euro per i corsi di lingua e cultura. Un totale, dunque, di 32 milioni di euro di investimenti che, a fronte dei 5 milioni di tagli, presentava un saldo attivo di 27 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Quindi, in due anni e due finanziarie, il Governo Prodi ha destinato 27 milioni di euro in più agli italiani all’estero, lasciando gli investimenti per i nostri connazionali a 82 milioni di euro. Il tutto coerentemente con quanto fatto nei passati governi di centrosinistra e a dimostrazione di un impegno costante in favore della valorizzazione delle nostre comunità nel mondo, seppure compatibile con le esigenze di bilancio. Oggi, come denunciato dal Comitato di Presidenza del CGIE, con la prima Finanziaria del Berlusconi IV, si precipita di nuovo a 32 milioni di investimenti totali. Se è vero che dalla storia si possono trarre insegnamenti per il futuro, tanto vale non farsi illusioni, né sorprendersi per quanto sta accadendo. Questo Governo, questo capo dell’Esecutivo, questo Ministro per l’economia e finanze, non hanno mai avuto, né avranno mai interesse a capire, sostenere e valorizzare le nostre comunità all’estero. Dicessero chiaramente ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti: per loro gli italiani all’estero non sono una risorsa per il Paese, ma tutt’al più, quando va bene serbatoi di retorica patriottarda e nazionalismo d’antan. Quando va meno bene, magari perché da quelle comunità si levano rivendicazioni legittime e richieste esigenti di attenzione, un fastidio. Per dirla con Gianmaria Testa “un rubinetto che cola una goccia”. Per questo, penso che difficilmente gli auspici espressi in una lettera dal Segretario generale del CGIE, Elio Carozza, al Ministro Frattini, si realizzeranno. A meno di un impegno personale serio, come spesso sa esserlo, determinato ed efficace del Capo della Farnesina in persona.