(Salvatore Augello) Si era in piena campagna elettorale, quando il Governo Prodi avviò, dopo lunghe ricerche ed analisi, la trattativa con Air France, per la cessione della quota pubblica di ALITALIA. Allora si fece un gran chiasso, perché Spinetta, fece una proposta pressoché rigida, per portare la nostra compagnia di bandiera all’interno di quella più grande composta da Air France e da KLM. Quella fusione avrebbe segnato la nascita di un megagruppo, che avrebbe consentito all’ALITALIA di rilanciare la propria flotta, e di controllare il mercato all’interno del quale il gruppo così composito certamente avrebbe avuto la forza di influire. La proposta della compagnia francese, in sintesi, prevedeva un investimento di 3,5 miliardi di euro che sarebbero andati a ripianare il debito e ad aumentare il capitale sociale, prevedevano il potenziamento dell’aeroporto di Fiumicino, la conservazione del marchio, il ripristino di alcune rotte intercontinentali che l’Alitalia da tempo aveva abbandonato. Anche gli esuberi, erano di gran lunga inferiori a quelli previsti oggi, infatti, mentre la compagnia francese parlava di 2.100 esuberi, cosa che allora mise in allarme i sindacati, che volevano trattare sia sugli esuberi che sul piano industriale. Allora, proprio perché si era in piena campagna elettorale, Berlsconi si fece pigliare da ujn attacco di patriottismo, giusto per ingraziarsi l’elettorato del Nord e per soddisfare la richiesta della Lega Nord, che aveva bisogno di consolidare il proprio peso nella padania e lanciò l’idea della cordata italiana pronta a rilevare la compagnia di bandiera. La Francia lasciò la trattativa, dichiarando di non essere più interessata alla fusione e da allora siamo in alto mare, con la cordata italiana che oggi sembra affacciarsi all’orizzonte per intervenire con mezzi e soluzioni di gran lunga peggiorative. Da un apporto di 3,5 miliardi, si passa ad uno di 700 – 800 milioni, da aggiungere ai m300 milioni del prestito ponte operato dal governo. Gli esuberi, non sono più i 2,100 previsti da Air France, ma 5.000, con la possibilità di arrivare 7.000, visto che si potrebbero aggiungerne altre 2.000 di Air One, che in questo modo, in silenzio scaricherebbe anche i suoi esuberi sui cittadini. Già , invece di nuovi capitali, che pure arriveranno (pochi) di sicuro arriveranno altri esuberi e forse altri debiti di privati, che così verrebbero fatti confluire nel calderone ALitalia. Ma il tocco finale, sta nella previsione di dare vita a due società .: la Newco, che ingloberebbe la flotta il personale ridotto, le rotte, le licenze ed i servizi attivi della vecchia Alitalia; la bad company, che avrebbe il compito di gestire i debiti, gli esuberi e quantaltro di negativo, attraverso ammortizzatori sociale ed un intervento, che ancora non si capisce quale e come, per azzerare i debiti. Come piano, non c’è proprio male, dopo avere osteggiato una soluzione molto più positiva di questa, ci ritroveremo a doverci fare carico di 5.000 – 7.000 esuberi, dei debiti e quantaltro, a carico dei contribuenti che saranno chiamati a pagare, come adesso stanno pagando i 300 milioni di euro del cosiddetto prestito ponte. In cambio, però, avremmo la compagnia di bandiera, molto più piccola, ma rigorosamente tricolore. Anzi, dice il Cavaliere, i sindacati non debbono mettere i bastoni tra le ruote, altrimenti si rischia di fare saltare tutto e di chiudere la società , come dire, prendere o lascire, io vi ho approntato la soluzione, se mi ostacolate, la colpa del fallimento sarà vostra. Dopo avere così sistemato l’assetto societario, allora si può cominciare a vedere di fare accordi con altre compagnie aeree europee, quali? Sempre per bocca del Cavaliere, sappiamo che la Francia sarebbe disponibile a sinergie (??!!) o si potrebbe vedere con altre compagnie, come e con quale potere contrattuale, dopo questo enorme ridimensionamento? Ma, la cosa che ancora non si capisce, è che oggi na basta collaborare, bisogna fondersi se si vuole restare nel mercato ed è una strada che parecchie compagnie stanno seguendo, ultime la British ed Iberia. Chi vorrà la piccola Alitalia?