(SA) - Non vogliamo fare antipolitica, non è da noi che nella politica quella vera abbiamo sempre creduto e crediamo, ma la situazione impone qualche riflessione. Siamo in tempi in cui si parla di revisione della spesa pubblica, di taglio degli sprechi, di patto di stabilità e così via.

Si parla anche di taglio dei rami secchi e degli enti inutili e chi sa perché da parecchi anni tra gli enti inutili è sempre stata compresa la consulta regionale dell’emigrazione e dell’immigrazione, che, voglio ricordare a noi stessi, è stata voluta da una legge fin dal 1975, quando l’emigrazione aveva la sua importanza ed era attenzionata da parecchi governi regionali e tra essi quello siciliano, che riuscì a produrre una legge che allora era all’avanguardia. Da tempo, però la legge è stata travisata e disattesa, nel nome del risparmio. Da anni ormai, taglio dopo taglio i fondi destinati ai siciliani all’’estero si sono sempre più assottigliati fino ad arrivare ai 335.000 euro di quest’anno, destinati solo ad attività culturali all’estero. Che strano, esistono settori che sprecano fior di milioni, come ad esempio L’ESA di cui riportiamo a parte un’indagine di siciliainformazioni.com, ma potremmo citare parecchi esempi di consulenze, assunzioni di personale, sistemazione di precari, foraggiamento di società pubbliche o a capitale misto pubblico privato, sovrastrutture come gli ATO ed altre che in questo momento sono attenzionate dalla Guardia di Finanza. Allora ci chiediamo: ma chi dice che l’emigrazione è un settore da tagliare? In nome di che cosa oltre 700.000 siciliani in possesso di cittadinanza ed oltre sei milioni di oriundi sono di colpo diventati soggetti che non sono portatori di diritti? Restano però portatori di doveri, perché sono obbligati a pagare l’IMU con l’aggravante che la loro casa piccola o grande che sia è a priori considerata seconda casa, così come sono obbligati a pagare la nettezza urbana e le varie utenze. In breve, il siciliano all’estero è u n soggetto da cui attingere per esigere i suoi doveri, ma non ha alcun diritto di essere pensato da una regione che da tempo ormai non capisce l’emigrazione e la tratta come un ramo secco, mentre andrebbe trattata come un insieme di giovani virgulti da assistere, da coltivare e di cui soddisfarne anche i diritti di cui sono portatori. Che senso avrebbe, infatti, privarsi di una risorsa nella quale vale la pena investire, nel nome di un risparmio che per altro viene perseguito in maniera sbagliata, con occhi strabici, che guardano dove non c’è nulla da prendere e ignorano spese che danneggiano l’economia siciliana, compromettono i bilanci regionali e sono solo funzionali al mantenimento di privilegi non consoni con i tempi che stiamo vivendo ed al foraggiamento di un clientelismo di altri tempi, che oggi andrebbe debellato se davvero si vuole perseguire il risparmio o se davvero si vuole andare alla così detta revisione della spesa pubblica. E’ ora che i governi si rendano conto che il siciliano all’estero ha i suoi diritti che non possono essere ignorati, così come non vengono ignorati i suoi doveri. Di questo noi siamo perfettamente consci, di questo chiediamo conto ai candidati alla presidenza di questa regione. Abbiamo provveduto da qualche settimana a fare arrivare a Rosario Crocetta un promemoria del quale tenere conto nella redazione del proprio programma, sottolineando che esiste anche il siciliano all’estero. Nei prossimi giorni sarà nostra cura fare pervenire eguale promemoria agli altri candidati più papabili, per ricordare Anche A loro che esistono gli emigrati e vorremmo capire in che modo essi entrano nei programmi elettorali dei candidati. Vedremo che sposerà laa nostra causa, la causa di centinaia di migliaia di persone che la politica ha voluto rendere invisibili o quasi e che noi vorremmo riportare alla giusta attenzione che erssi meritano.