(a cura di Salvatore Augello) 

D. Nel poco tempo da che Lei dirige l’Assessorato, ha pensato di mettere a punto strumenti come l’Osservatorio dell’emigrazione ed ora pensa di convocare una conferenza regionale dell’emigrazione, che sarebbe la 4^. Qual è la Sua idea globale si intervento nel campo dell’emigrazione ?

 

R. I Siciliani emigrati all’estero sono una risorsa per la nostra Regione: sono gli ambasciatori di una Sicilia che vuole diffondere una nuova immagine di sé. Uno Sicilia, che, per il suo sviluppo, punta sulla operosità della sua gente, sulla capacità di valorizzare il suo immenso patrimonio culturale, ambientale e architettonico, ma anche un fattore di crescita sociale ed economica. Dalla Sicilia è partita tanta brava gente, laboriosa, attaccata alle proprie radici, alla propria cultura, rispettosa della legalità. E grazie a queste radici, molti sono riusciti ad affermarsi e a dare lustro alla loro terra d’origine. Inoltre, i nostri emigrati possono essere fieri del made in Sicily, facendo conoscere al mondo le peculiarità delle nostre produzioni che sono uniche in molti campi. Questo governo sarà estremamente attento ai nostri emigrati alle loro esigenze e, soprattutto, al loro grande desiderio di mantenere costantemente vivi i rapporti con la terra d’origine. Noi dobbiamo fare sentire loro forte il legame con la Sicilia e con i Siciliani, con interventi concreti che stiamo già attuando e con un contatto diretto e costante. Ma guardiamo con grande attenzione anche alla “nuova emigrazione”, un fenomeno che riguarda i tanti imprenditori siciliani che operano all’estero, le nostre “intelligenze” che sono andati all’estero e lì si sono fatti apprezzare per le loro capacità e per il loro lavoro.

 D. e nel campo dell’immigrazione, dove la Sicilia è completamente priva di strumenti legislativi?

R. Nel campo dell’immigrazione, l’assessorato ha competenza soltanto per quanto riguarda la gestione dei flussi lavorativi stranieri, assegnato, ogni anno, dalle autorità centrali alla Sicilia. Il problema dell’immigrazione, in senso più ampio, con gli aspetti dolorosi degli sbarchi, e quelli legati all’ordine pubblico, della clandestinità, attengono alle competenze degli organi di pubblica sicurezza dello Stato.

 D. ritiene utile convocare la Consulta Regionale dell’emigrazione, per guanto già antica e mai insediata dopo il decreto di agosto 2000, non fosse altro che per convocare la Consulta, così come vuole la legge?

R. Come dite voi, la Consulta è già molto datata e mi lascia perplesso l’idea di convocare un organismo a distanza di otto anni dalla sua istituzione e da allora mai insediata. Penso, piuttosto, almeno come primo passo, a organizzare un convegno per affrontare i temi legati all’emigrazione e per aprire un confronto generale e aperto che sia costruttivo e, soprattutto, capace di offrire un quadro preciso di un “mondo” estremamente variegato e dagli aspetti multiformi.

D. ritiene che la Consulta Regionale dell’emigrazione, sia ancora uno strumento utile, anche con opportune modifiche sia nella distribuzione territoriale che nel numero?

R. E’ un organismo che può essere utile come momento di consultazione e di rappresentanza delle varie realtà e dei vari punti di vista. Ma necessita di un ammodernamento che lo renda più snello e meno costoso per le casse pubbliche. Un aspetto che, in questo periodo, non va sottovalutato.

 D. ritiene siano finalmente maturi i tempi, per procedere ad una nuova legge per i siciliani all’estero, che tenga conto sia dell’emigrazione risorsa, sia delle sacche di povertà, che ancora esistono nella nostra emigrazione?

R. La riforma della legge, ormai vecchia di quasi 25 anni, è imprescindibile, proprio perché l’emigrazione cambia volto e sono cambiate le esigenze che i siciliani all’estero rappresentano alla Regione. L’Osservatorio che ho costituito a fine agosto, e che anche voi avete ricordato all’inizio, arà anche il compito di contribuire a dare vita a una riforma che sia moderna e efficace, che tenga conto di quella che è stata l’emigrazione in passato e ci quello che è oggi.

 D. l’altra sera, nel corso dell’incontro con le associazioni storiche, Lei ha avuto parole di apprezzamento per quanto da esse fatte in questi 40 anni: Ritiene che le associazioni Regionali, abbiano ancora un ruolo da potere giocare sia in Sicilia che all’estero?

 R. Le Associazioni svolgono un ruolo importante, perché sono il canale principale di contatto tre le istituzioni regionali e i nostri concittadini all’estero. In questi anni hanno supplito ai limiti che un’amministrazione pubblica necessariamente ha, e costituiscono un bagaglio di informazioni, di conoscenze e di contatti con le Comunità di Siciliani all’estero, di cui non si può fare a meno.

 D: Si parla da tanto tempo di albo delle associazioni. Dopo l’apertura ad altri enti con i decreti 05 – 06- 07 – 08 del 2007, non crede sia utile istituire l’albo, come per altro previsto dalla legge n° 383 del 7 dicembre 2000, l’albo regionale delle associazioni che operano in favore degli emigrati sia in Sicilia che all’estero, stabilendo regole di accesso, requisiti, modalità, improntate alla massima trasparenza?

R. Ritengo che sia utile uno strumento che consenta di regolamentare e selezionare, soprattutto da un punto di vista qualitativo, i soggetti che operano in questo settore, a garanzia dell’Amministrazione e degli emigrati che si trovano a dover operare con questi soggetti.

D. ritiene sia utile allestire un museo regionale che serva a tramandare la memoria di que4llo che fu e che è l’emigrazione italiana?

R. La memoria è un elemento essenziale dell’eredità di un popolo, perché ne arricchisce la cultura e ne rinnova le tradizioni. Senza memoria non c’è futuro. Per questo penso che conservare la memoria, almeno per quanto attiene a un fenomeno che fa parte della storia recente del popolo siciliano, sia un dovere. In Sicilia esiste già una Rete dei musei dell’Emigrazione, che riunisce le realtà che raccontano, attraverso fotografie, documenti, raccolte epistolari e oggetti originali, le mille storie di siciliani che hanno dovuto lasciare la loro terra. Esiste un museo dell’emigrazione nelle Eolie, in provincia di Caltanissetta, in provincia di Trapani. Intendo istituire un museo dell’emigrazione anche in provincia di Ragusa, per ricordare quanti sono partiti per costruirsi un nuovo futuro lontano da casa. Molti di questi, puntando proprio sulle radici ragusane, sull’attaccamento ai valori del lavoro e della famiglia, sono riusciti ad affermarsi e ad assumere ruoli di rilievo nelle comunità dove si sono insediati. Questi musei devono tramandare il dolore del distacco dalla Sicilia e i sacrifici fatti da questi siciliani. Inoltre, con il patrocinio dell’Assessorato all’Emigrazione, nel novembre dell’anno scorso, a New York è stata inaugurata una mostra sull’emigrazione siciliana, organizzata dalla Rete dei musei dell’emigrazione e intitolata Sicilian crossino. Dopo alcune tappe negli Stati Uniti, tra cui Ellis Island, la tappa di approdo dei flussi migratori in America, la mostra è arrivata in Sicilia dove sarà allestita in diverse città.

D: In passato ci sono stati due tentativi di ricordare i siciliani all’estero che si sono distinti in emigrazione nel campo dell’economia, della politica, della cultura, del sociale. Pensa sia opportuno regolamentare la materia, magari istituendo la “giornata del siciliano all’estero” con cadenza annuale da celebrare il 15 maggio in occasione della festa dell’Autonomia Siciliana, stabilendo criteri, finanziamenti certi, in modo che la manifestazione esca dalla spontaneità, che fino ad ora ha prodotto solo precarietà?

R. In occasione dell’ultima edizione del premio Ragusani nel mondo, alla fine di agosto, ho avuto modo di annunciare la mia intenzione di istituire un premio ai siciliani nel mondo. Un modo per dire grazie a quanti, come ho detto all’inizio, attraverso il lavoro e il successo personale, hanno diffuso un’immagine migliore della Sicilia e dei Siciliani. E’ mia intenzione, dare vita anche ad un riconoscimento per chi, dall’estero o – comunque – da oltre lo stretto, ha deciso di investire in Sicilia, dimostrando, così, di credere nella nostra Regione, contribuendo al suo sviluppo economico, culturale e sociale. Un premio che potrà andare non soltanto ai grandi investitori, ma anche ai semplici immigrati che, con il loro lavoro, sono riusciti a integrarsi nel nostro tessuto sociale. Un modo, anche questo, per mostrare il volto più reale della Sicilia, che è una terra di accoglienza e di integrazione e, dunque di dialogo e di pace.