Comitato per gli italiani nel mondo della Camera dei Deputati: dovremmo passare ad una fase di discussione dei temi centrali alla vita delle nostre comunità, altrimenti rischiamo di perdere occasioni ed opportunità per far sentire anche la nostra voce Assente da Roma a causa di esami clinici cui debbo sottopormi intendo comunque fornire un contributo ai lavori del Comitato per gli Italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera dei Deputati.

Apprezzo lo sforzo del Presidente Zacchera nel dare compiti e spessore a questo Comitato ma devo dire che, rispetto ai temi centrali alla vita delle nostre comunità nel mondo, rischiamo di arrivare fuori tempo massimo o peggio di smarrire il senso della direzione in cui procedere. Abbiamo proposto alcune priorità, tra cui l’esigenza di affrontare i temi sindacali e dei diritti previdenziali, della cittadinanza, della rete consolare, delle necessarie riforme nel settore della promozione di lingua e cultura, dell’informazione, delle riforme legate alla rappresentanza e della stessa legge ordinaria che regola l’esercizio del diritto di voto per i residenti all’estero oltre ad anticipare la discussione sulla finanziaria. Per non parlare del tema delle nuove generazioni e del rapporto con le Regioni che viene affrontato dal CGIE con la convocazione della Conferenza Stato-Regioni-PA-CGIE. Siamo arrivati ora unicamente all’audizione con i sindacati dei pensionati. Il Presidente ci ha proposto una riflessione sul consolato elettronico che abbiamo visto a Bruxelles e di cui abbiamo avuto modo di parlare ampiamente. Possiamo ribadire quanto già sostenuto in quella sede. Cioè che l’iniziativa di Bruxelles è stata utile per capire qualità e tempi del progetto che il Ministero degli Affari esteri sta predisponendo, oltre che a testarne le caratteristiche tecniche. Abbiamo detto che l’informatica, quando è applicata ai servizi consolari, anche in vista dei nuovi sviluppi, come ad esempio i passaporti biometrici con rilevazione dell’impronta digitale, richiede una verifica “pratica”, collocata “sul campo”, e l’iniziativa di Bruxelles è stata utile in questo senso. Abbiamo riconosciuto al Governo di aver mantenuto un impegno assunto in sede di audizioni parlamentari e credo ci si possa ritenere soddisfatti dei passi avanti compiuti, anche se permangono forti perplessità sul collegamento con la rete del Ministero dell’Interno e con l’intero network della pubblica amministrazione italiana. Punto. Siamo ora in attesa del nuovo piano di riorganizzazione della rete consolare. Dobbiamo poi assolutamente sgomberare il campo da equivoci – spesso strumentali – sui Patronati: le funzioni tipiche di una pubblica amministrazione dello Stato italiano possono essere delegate solo se esistono leggi che lo prevedano. Quindi evitiamo di perdere tempo dietro “fantasmi”: i patronati svolgono un ruolo importante regolato da leggi della Repubblica, i Consolati svolgono un ruolo altrettanto importante regolato da altre leggi. Chiedere oggi – come pure è stato fatto – di discutere di “ruolo dei consolati” è come sostenere di non conoscere quali sono le leggi dello Stato che noi approviamo o modifichiamo o riformiamo. Altro discorso è parlare di riforma del Ministero degli Esteri. Parliamone, visto che è oggetto di riflessione comune. Poi, che nell’attività quotidiana della nostra rete consolare si possa e debba collaborare tra pezzi di sistema Italia – Camere di Commercio, ICE, ENIT, Consolati, Istituti di Cultura, Patronati, Enti gestori corsi di lingua italiana – a me pare non solo giusto ma necessario. Abbiamo posto all’attenzione del Comitato la questione cittadinanza, vista la discussione aperta in Commissione affari costituzionali ed il dibattito politico in corso. Una riforma auspicata anche dal Presidente Fini. Abbiamo proposto un esame delle provvidenze per l’editoria e di tutto il settore informazione per gli italiani all’estero, inclusa Rai Italia. Ed avevamo indicato la necessità di affrontare il tema della finanziaria 2010 con ampio anticipo rispetto al passaggio in aula. Caro Presidente Zacchera, dovremmo passare ad una fase di discussione di questi temi e non semplicemente alla loro elencazione. Altrimenti rischiamo di perdere occasioni ed opportunità per far sentire anche la nostra voce. Voce che è stata assente anche in importanti momenti di interscambio con gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, primo fra tutti il CGIE. Caro Presidente, buon lavoro. On. Marco Fedi