E’ da non crederci. Eppure si coglie ogni giorno e sempre più. I siciliani che sono andati nelle altre Regione italiane e nelle varie parti del mondo, seguono tutto quello che accade in Sicilia con interesse e con una sete di notizie che non ha eguali. Spesso con apprensione. C’è in loro tanto amore per la propria terra ma anche tanto orgoglio.

Emblematiche alcune testimonianze fra le più recenti. Ne citiamo alcune: Salvatore Cristaudi da Johannesburg (Sud Africa), in merito alla candidatura di Palermo alle Olimpiadi del 2020 che tanto interesse ha suscitato delle nostre comunità all’estero, ha telefonato chiedendo: “Cosa sta facendo la Sicilia per non farsi sfuggire questa occasione? E’ vero che nel passato non abbiamo brillato tanto nel buon utilizzo delle risorse nella spesa pubblica ma è anche vero che abbiamo tutte le capacità per gestire le Olimpiadi con il valore aggiunto di offrire la attrattiva di un patrimonio culturale artistico e paesaggistico che gli altri non hanno . Il fatto di non avere strutture sufficienti è un motivo di più per colmare il gap con chi le ha. Dieci anni sono sufficienti per arrivare al top nel 2020. Così dovrebbe ragionare un Governo di tutti gli italiani che invece toglie risorse al Sud per darle al Nord. Una parte d’Italia sempre più ricca ed un’altra sempre più povera”. Pietro Tarantino di Milwaukee (Wisconsin/USA) che abbiamo incontrato recentemente, ha chiesto notizie sulla legge passata in Parlamento con voti trasversali che indicava Palermo come sede dell’Unione Mediterranea al posto di Milano voluta da Berlusconi. Cosa stanno facendo i deputati regionali? Nel recente incontro a Brooklyn, le delegazioni arrivate dagli altri Stati hanno incentrato i loro interventi tutti sulla Sicilia e sul suo rilancio, così come la vorrebbero. Uno di loro, sulla Banca del Sud, ha detto: “Quale fiducia si può avere su un Ministro del Tesoro che nel 2008 ha sottratto ben 28 miliardi di euro al Sud – notizia dei giornali mai smentita – portandoli al Nord e senza che la classe politica meridionale ne abbia chiesto le dimissioni o denunziato per distrazione di somme legittimamente assegnate dalla Unione Europea e di cui il Meridione era diventato assegnatario a pieno titolo anche sul piano giuridico”. Un altro Presidente, da pochi giorni rientrato in America, ha detto di avere viaggiato sul treno alta velocità Milano-Roma. “Splendido. Mi ha fatto sentire orgoglioso di essere italiano. Ma poi in Sicilia, ho trovato le stesse carrozze ferroviarie che avevo lasciato 40 anni fa, peggiorate e cadenti. Una vergogna per la classe politica siciliana che pensa solo a bisticciarsi”. E , poi, come dimenticare la maratona di messaggi e di petizioni dei siciliani all’estero per il Ponte di Messina? Queste e tanti altri gli argomenti nella quotidianità della Associazione. Tutte sensibilità, quelle dei nostri corregionali all’estero, che ci coinvolgono mentre ci esalta constatare il clima di Siciliasintonia e di Siciliasimpatia che si avverte attorno a loro nelle società di insediamento. Dappertutto. Sono molti i non siciliani simpatizzanti e molti quelli che vogliono rapportarsi con le comunità siciliane di cui apprezzano civiltà, modo di essere e di stare con gli altri. A fronte di questo scenario, ci viene di pensare ad una Sicilia a due velocità, constatando il deterioramento della vita politica siciliana di questi ultimi tempi e la caduta di immagine della Sicilia nel suo complesso. Il ritorno di antichi vizi, delle lotte di potere, degli interessi corporativi e dei personalismi ha messo in crisi il Governo regionale, le sue scelte e l’apparato burocratico amministrativo. Con il conseguente rigetto della gente nei confronti della politica. Riteniamo che nessuna motivazione possa mai giustificare atteggiamenti che ostacolano le politiche di un Governo quando riguardano il bene comune e gli interessi dei cittadini. Perché questo esula dal concetto stesso di democrazia. E dire che i protagonisti politici del momento, in contrapposizione tra di loro, sono nati e cresciuti alla scuola di quel grande partito della Democrazia Cristiana che fece dell’Italia un grande Paese. Dove sono andate a finire le sue linee-guida, i valori della democrazia, della umiltà, del rispetto reciproco, dove gli insegnamenti di Dossetti, di Moro, di Donat Cattin, di cui essi stessi sono stati allievi e seguaci? Come dimenticare che la soluzione dei problemi piccoli e grandi così come abbiamo ereditato nella esperienza dei 50 anni di democrazia del nostro Paese è possibile solo attraverso il “primato della politica”? Da non dimenticare che lo stesso Paolo VI dava della politica la definizione di “carità”. E , tuttavia, siamo convinti che gli attuali protagonisti faranno uscire la Regione dal buio del tunnel in cui si trova perché in loro non manca intelligenza, buonsenso ma anche amore per la Sicilia. Ponti al posto di muri è il nostro auspicio. La Sicilia tutta ne ha tanto bisogno. Una Sicilia che è già cambiata, che non è più quella di ieri, che cerca legalità e che esprime punte eccellenti di intelligenza nella innovazione, nella cultura e nella valorizzazione del suo patrimonio culturale e paesaggistico