(Salvatore Augello) - Qualche giorno fa, su un giornale siciliano, venne pubblicata la lista delle associazioni ed enti che avevano ricevuto l’assegnazione di fondi per l’anno 2009, per un totale di 56 milioni circa di euro.

 A beneficiarne qualcosa come poco più di 120 enti ed associazioni varie, che poyranno disporre di un finanziamento che va da una cifra di € 2.070.000,00 dati all’unione ciechi in Sicilia, agli € 5.000,00 assegnati al circolo matematico di Palermo, dal 1.035.000,0 € assegnati al COPPEM agli 8.000,00 € dati al Centro regionale siciliano radio e telecomunicazione oppure dal 1.800.000,00 assegnati alle associazioni regionali di assistenza del movimento cooperativistico, ai 49.000,00 € degli enti che provvedono all’assistenza sociale degli artigiani e dentro questi parametri, queste elargizioni, fondazioni, enti, associazioni sportive ed enti di ricerca di vario tipo e di vario genere. E l’emigrazione? Da anni ci eravamo abituati na sentire dire che bisognava risparmiare, che la regione non poteva farsi carico di continuare a finanziare tutte le attività e le provvidenze previste dalla legge regionale 55/80 e successive modifiche, per cui, alle associazioni storiche, che hanno alle loro spalle 40 anni di impegno i emigrazione, per il loro mantenimento e per attività di carattere promozionale (almeno il 70% delle somme assegnate), gradualmente sono stati ridotti i così detti contributi ordinari previsti all’articolo delle citata legge, fini ad arrivare ad € 178.000 previsti per l’anno 2008 e riconfermati per l’anno 2009. Somma da dividere prima di tutto tra i patronati (30%) e le associazione (70%). Dopo questa prima divisione, avviene la seconda: quel 70% paqri a poco meno di 125.000,00 euro, per l’esattezza € 124.600,00, vanno divisi tra le 10 associazioni riconosciute dall’art. 9 della legge 55/80 e successive modificazioni, divisione che a sua volta tiene presente che le stesse associazioni sono divise in tre fasce, in base alla consistenza delle loro strutture organizzative. Tutto qui, dirà qualche ben pensante, che pensa a chi sa quanti soldi vengono sperperate dalle associazioni. Si proprio tutto qui, queste sono le somme con le quali le associazioni oltre a fare le attività promozionali volute dalla legge, dovrebbero anche mantenere e potenziare (come ironicamente recita la legge) sia quella centrale che quelle periferiche, se ce ne sono. Tutto qui, la crisi, la progressiva diminuzione delle somme che avviene ogni anno in sede di bilancio di previsione, il disattendere sistematicamente il dettame della legge, è pesato e continua a pesare tutto sulle spalle delle associazioni e delle comunità di siciliani all’estero, che dovrebbero capire che la regione non ha più tanti soldi da spendere. In definitiva, questa regione che spende oltre 56 milioni di euroro per fondazioni, associazioni varie etc, trova necessario risparmiare sull’emigrazione alla quale complessivamente vanno poco più di 2,5 milioni di euro. Stiamo parlando delle risorse messe a disposizione per fornire servizi di vario genere all’emigrazione, dalle colonie ed i campeggi al turismo sociale, dalle attività culturali ai convegni al “mantenimento” si fa per dire, delle associazioni. Eppure, in questa esigua disponibilità di somme disponibile, si trova lo spazio per finanziare enti e sigle che nessuno conosce, che non hanno alcun contatto con l’emigrazione, che spesso non sanno nemmeno come spendere il finanziamento e chiedono aiuto alle associazioni. Come dire, che in mezzo a tanta ristrettezza, si trova il modo di fare clientelismo alla vecchia maniera. Allora, questa emigrazione è davvero la cenerentola nei bilanci della regione, che pure continua a spendere fior di milioni per consentire la sopravvivenza di enti e fondazioni di varia natura. Una cenerentola, che rappresenta una popolazione di oltre 800.000 cittadini in possesso di passaporto italiano ed oltre 6 milioni di oriundi che cercano contatti con le proprie origini. Davvero un bell’esempio di disimpegno da parte di una politica, che ancora non riesce a capire due importanti a nostro avviso: la prima è che l’emigrazione è una enorme risorsa e come tale andrebbe trattata, la seconda non meno importante è che queste associazioni così dette storiche, in questi 40 anni hanno messo insieme una rete di contatti, di organizzazioni, di intelligenze, di cui la regione non solo non vuole capire la potenzialità, ma la snobba, la sottovaluta, ritiene di poterla soppiantare utilizzando il così detto metodo dei referenti, che fino ad ora non ha certo dato frutti positivi. Crediamo sia giunto il tempo di fare più attenzione alla politica e di chiedere ad essa quello che spetta e non solo perché previsto da una legge, ma perché la grande folla di emigrati che percorre le strade del mondo, non può essere ignorata e tanto meno emarginata nei piani politici di questa regione.Â