La Regione intende svolgere un “ruolo di protagonista nella celebrazione” dello storico anniversario dell’Unità d’Italia. Lo ha annunciato il presidente Raffaele Lombardo nella risposta all’appello di ottanta tra storici, uomini di cultura e docenti universitari. Nella loro lettera gli intellettuali hanno tra l’altro auspicato che il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia debba costituire, nelle attuali difficoltà del rapporto tra Regioni meridionali e Stato centrale,

 e nonostante le sue note convinzioni al riguardo, l’occasione per una seria e oggettiva riflessione su cosa abbiano effettivamente significato e l’ingresso e la presenza della Sicilia nello Statounitario”. Nella risposta Lombardo osserva che la Regione svolgerà la propria parte promuovendo un’ampia riflessione, “ma non tanto per riproporre i consueti rituali accademici o logore gallerie di “eroi” risorgimentali, quanto piuttosto come straordinaria occasione di saldare la conoscenza del passato alle sfide future a cui è chiamata l’Italia alla luce delle riforme costituzionali”. “L’antico Regno delle Due Sicilie – afferma Lombardo – alla metà dell’Ottocento era uno dei più importanti Stati europei per taglia demografica, organizzazione amministrativa, prestigio delle Università, così come la Sicilia poteva vantare una classe dirigente ed un tradizione politico-parlamentare di alto profilo istituzionale. Il crollo del Regno meridionale nel 1860 resta ancora oggi una questione storiografica “aperta”, che non può essere semplicisticamente elusa con la minoritaria spedizione garibaldina e con le astuzie diplomatiche di Cavour, così come resta da spiegare la durissima svolta centralizzatrice ed autoritaria con cui fino al fascismo furono soffocate le istanze di decentramento e di self-government portate avanti dalle migliori tener conto della società nella sua complessa articolazione, per verificare l’impatto reale del nuovo Stato unitario sulle condizioni di vita e sull’identità collettiva delle popolazioni meridionali”. In questa prospettiva la Regione Siciliana sta mettendo a punto un piano organico di iniziative culturali per il biennio 2010-2011, che intende coinvolgere i quattro Atenei dell’isola, la società di Storia patria e i più qualificati studiosi italiani e stranieri per una rilettura aggiornata e più attendibile dell’unificazione italiana attraverso un collegamento “a rete” con gli altri Atenei del Mezzogiorno con l’obiettivo prioritario di ripensare e valorizzare le radici più autentiche del regionalismo e del pensiero autonomista e del loro contributo alla formazione dell’Unità. Oltre ai convegni di studio internazionali, che saranno coordinati da un qualificato comitato scientifico, la Regione ha intenzione di rilanciare la fortunata collana “gialla” dell’Ars, che negli anni ’60 pubblicò autori e opere fra le più significative della cultura siciliana, allo scopo di riscoprire lo tener conto della società nella sua complessa articolazione, per verificare l’impatto reale del nuovo Stato unitario sulle condizioni di vita e sull’identità collettiva delle popolazioni meridionali”. In questa prospettiva la Regione Siciliana sta mettendo a punto un piano organico di iniziative culturali per il biennio 2010-2011, che intende coinvolgere i quattro Atenei dell’isola, la società di Storia patria e i più qualificati studiosi italiani e stranieri per una rilettura aggiornata e più attendibile dell’unificazione italiana attraverso un collegamento “a rete” con gli altri Atenei del Mezzogiorno con l’obiettivo prioritario di ripensare e valorizzare le radici più autentiche del regionalismo e del pensiero autonomista e del loro contributo alla formazione dell’Unità. Oltre ai convegni di studio internazionali, che saranno coordinati da un qualificato comitato scientifico, la Regione ha intenzione di rilanciare la fortunata collana “gialla” dell’Ars, che negli anni ’60 pubblicò autori e opere fra le più significative della cultura siciliana, allo scopo di riscoprire lo spessore intellettuale e l’attualità di pensiero degli scrittori autonomisti del XIX e XX secolo.