di Agostino Spataro Come il solito, in Sicilia, tutti vincitori e nessun vinto. Al massimo, se va proprio male, si parla di tenuta. Mai di sconfitta. Anche in questa consultazione per le europee si è ripetuta la stessa solfa. A me pare esattamente il contrario: tutti hanno perso, tranne l’Idv di Di Pietro ed Orlando. A ben guardare i risultati, nel confronto con le politiche e le regionali del 2008, siamo in presenza di un esito generalmente negativo

per tutte le altre liste concorrenti. Insomma, si conferma una bizzarra concezione della politica che, per darsi ragione, giunge a mettere in discussione la matematica come scienza pura. Ma, prima d’entrare nel merito specifico, è necessario stigmatizzare l’uso di questo ricorrente vezzo propagandistico da parte di un ceto politico che, furbescamente, falsa i risultati per evitare di spiegarli. Forse perché teme di dover soccombere alla logica secondo cui squadra che perde si cambia. I numeri son numeri, eppure si continua con questa cattiva abitudine “trasversale” che è un espediente un po’ risibile per nascondere la realtà senza pagare dazio. In altri Paesi tale comportamento è semplicemente inammissibile. Persino, in Libano, Hezhabollah, che si proclama il “partito di Dio”, ha ammesso la sua sconfitta. In Sicilia, invece, tutti hanno vinto, anche se i numeri dicono il contrario. Ma andiamoli a vedere. Ha “vinto” il Pdl che- come rivendica Castiglione- “resta il primo partito” anche se, rispetto alle politiche del 2008, ha perduto circa il 10% e resta lontano di circa 15% dal traguardo ritenuto possibile dallo stesso coordinatore. “Vince” anche il Pd che dal 25% scende al 21%. “Stravince” il governatore Lombardo il quale con la sua composita lista (MpA+ La Destra, + Pensionati,+ Indipendedisti, ecc) raccoglie il 15,6% dei suffragi contro il 22% del solo MpA delle regionali dello scorso anno. Se poi si scorporano gli apporti della Destra di Storace- Musumeci e delle altre formazioni associate, in realtà la consistenza specifica del MpA siciliano non dovrebbe andare oltre il 12%. Per altro, tale risultato è in gran parte concentrato in alcune province, in particolare in quella di Catania (25%). Una bella manifestazione d’affetto per l’on. Lombardo, ma anche un serio limite politico per il suo movimento. Poiché, una così alta concentrazione in una sola provincia evidenzia una scarsa o nulla presa in altre province e regioni. Insomma, con queste consistenza e caratteristiche del voto, il “partito del Sud” diventa sempre più una chimera. Rispetto alle regionali, perde qualcosa(- 0,69%) anche l’Udc che però recupera rispetto alle scorse politiche (+ 2,49). Un risultato significativo viste le tormentate vicende cui è andato incontro questo partito negli ultimi tempi e soprattutto l’attacco concentrico cui è stato sottoposto, in questa campagna elettorale, dai suoi principali alleati: MpA e gran parte del Pdl. Perdono le formazioni a sinistra del Pd che, insieme, non raggiungono il 4,87% conseguito dalla lista “Sinistra arcobaleno” alle scorse regionali. Il loro 4,30% di oggi bisogna però dividerlo per due quante erano le liste presentate e pertanto escluse dalla spartizione dei seggi. Da notare che in Sicilia, a causa dello sbarramento ( al 4%), il 22,5 % degli elettori non ha alcuna rappresentanza al parlamento europeo. Un dato a dir poco preoccupante che dovrebbe far riflettere tutti coloro che vogliono, a parole, il federalismo, l’Europa delle regioni e delle minoranze. Insomma, l’unica lista che vince nettamente, e nel confronto con tutte le precedenti elezioni, è quella dell’Italia dei Valori che va oltre il raddoppio del dato delle politiche. Se questo è il quadro disegnato dai numeri e pertanto difficilmente smentibile, vediamo ora alcune possibili conseguenze politiche. Soprattutto, in relazione alla crisi del governo regionale che Lombardo ha voluto imporre al centro del dibattito elettorale per le europee. Con l’aria che tira alla regione non è facile azzardare previsioni. Tuttavia, visto che tutti i protagonisti della guerra fratricida hanno perduto, credo che tutti dovrebbero rivedere i loro ruggenti propositi e tornare a più miti consigli. A cominciare dal presidente della Regione il quale, certo, non potrà continuare ad usare la formazione della nuova giunta da un lato come una clava contro chi dissente e dall’altro come un gingillo per attirare gli alleati più remissivi. La crisi è di una gravità eccezionale. Non si può pensare, davvero, di risolverla mediante un incontro verticistico e riservato con Berlusconi. Alla faccia dell’Autonomia! Il futuro della Regione non è un fatto personale, nemmeno del suo presidente, ma riguarda il popolo siciliano e pertanto la crisi va discussa in pubblico, in primo luogo all’Ars. Infine, un accenno alla confusa situazione interna al PdL dove per giustificare la perdita di quasi 700 mila voti (a distanza di un anno) hanno scelto di prendersela con l’astensionismo che in Sicilia ha superato la soglia del 50% . Da Roma a Palermo, passando per Bronte, si gioca a scaricabarile. Chiariamo che Bronte è un ameno paese alle falde dell’Etna, famoso per il pistacchio e per essere stato sede della Ducea dell’ammiraglio Nelson, il vincitore della storica battaglia navale di Trafalgar. Oggi, quasi seguendo il suo gentilizio destino, è “ducea politica” del sen. Firrarello e del di lui genero on. Castiglione, presidente della provincia di Catania e da poche settimane anche coordinatore regionale del PdL. Ma torniamo alla catena delle presunte responsabilità che, secondo i colonnelli PdL, sono in primo luogo degli elettori che, invece di correre nei seggi a ri-votare Berlusconi, hanno preferito il mare. Senza chiedersi le ragioni di questa improvvisa disaffezione, i tre coordinatori nazionali, arrabbiatissimi, sostengono che in Italia il PdL va bene, tranne in Sicilia dove quel 10% di voti venuti meno, a causa dell’astensionismo, ha prodotto l’arretramento del 2% sul piano nazionale. Se non abbiamo capito male l’antifona, la colpa sarebbe del rissoso gruppo dirigente siciliano e in particolare di Castiglione dai più ritenuto cattivo consigliere del Cavaliere. E’, forse, questo “il problema” del Pdl siciliano? Quel “problema di uomini”, che evidentemente non vanno, di cui ha parlato Berlusconi per giustificare la gravissima crisi politica alla regione? Ne parleranno, a pranzo, Lombardo e Berlusconi.