E’ bastato che si dicesse che Lombardo aveva fatto un accordo con Calderoni sul federalismo fiscale, perché le altre regioni del sud, ma anche qualc’una del nord, manifestassero l proprio dissenso. Comincia il vecchio gioco di litigare per l’osso, mentre gli altri mangiano la polpa. Da tempo è in atto una battaglia contro le regioni a statuto speciale, e la Sicilia è una di queste.

 Si è fatto un gran parlare sugli aiuti che esse hanno avuto per mantenere la loro autonomia, dimenticando, che assieme all’autonomia, ad esempio, la Sicilia ha messo a suo carico settori come la scuola, la sanità, ed altri, senza per altro potere accedere al fondo perequativo previsto per le altre regioni. L’impressone che se ne ricava, è che non sono stati mai chiariti gli estremi dell’autonomia, che quindi non sono del tutto conosciuti dalle altre regioni, così come non è conosciuto il fatto che spesso e volentieri lo stato ha ignorato gli obblighi che gli derivano dall’art. 38 della statuto siciliano. Questo è certamente un vecchio contenzioso, che di volta in volta i vari presidenti che si sono succeduti, hanno portato avanti nei confronti dello stato senza eccessiva fortuna. Poi, in base a quale norme, industrie che hanno gli stabilimenti in Sicilia, ma la sede sociale al nord, debbono pagare le loro tasse la dove hanno la sede, mentre qui mantengono gli stabilimenti, inquinano, distruggono, spesso sono causa di aumenti di determinate malattie e non debbono farsi carico di rimediare al danno fatto? E’ il caso degli stabilimenti di Gela, di Priolo, di Milazzo, tanto per fare degli esempi, ma è anche il caso del petrolio che la Sicilia produce contribuendo al fabbisogno nazionale, mentre le accise vanno quasin tutte allo stato. Perché questa, è oggi la materia del contendere, le accise, quella tassa che viene pagata dai petrolieri per il petrolio estratto dal,sottosuolo. Ora consideriamo per un momento, che questo petrolio si trova nel sottosuolo della Sicilia, consideriamo che ha pagare il pesante conto ambientale, siano state alcune città ed il mare della Sicilia, è troppo chiedere che una parte di queste benedette accise, rimanga sulla Sicilia, per ripagare i siciliani del fatto ad esempio che la ricca pianura di Gela un tempo gioiello dell’agricoltura specializzata, si è trasformata in un immondo territorio dove per passare bisogna turarsi il naso, che quell’aria viene respirata da quelle popolazioni, viene somministrata ai bambini, che possono crescere con determinate tare fisiche? Ma il gioco, oggi ha due facce, la prima, quella di dividere le regioni del sud, ed in questo ha la sua responsabilità anche Lombardo, che non ha saputo convincere le altre regioni meridionali a fare una lotta comune ed a chiarire i termini della nostra autonomia, che non può avere solo doveri e compiti decentrati, ma che deve avere anche possibilità per attingere a risorse adeguate. La seconda, i limiti di un accordo con Calderoni, che ha inserito nella sua bozza di federalismo, l’art. 20 che prevede quanto chiesto dai siciliani, sapendo che questo avrebbe scatenato la guerra tra poveri, a tutto vantaggio delle regioni del nord, che invece rimangono unite nelle loro rivendicazioni ed anche nel loro attacco alle regioni a statuto speciale. Ora è stato presentato anche un emendamento, per bloccare questa norma, ma il risultato raggiunto è quello di avere congelato la trattativa. A questo punto, conoscendo le pressioni che la lega fa su Berlusconi e conoscendo anche l’arrogranza con cui questo governo si muove e va avanti, è possibile che questa posizione di stallo, a nostro avviso provocata, serva da scusa al governo per interrompere qualsiasi trattativa e per imporre un federalismo non concordato a tutto vantaggio del nord e della lega.