CRACOLICI. (foto accanto) - Signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso non nascondere il mio disappunto nell’affrontare un tema così delicato, rilevante anche per la fase in cui siamo e per il momento in cui arriva, momento che precede la finanziaria e la legge di bilancio che, ci auguriamo, da qui a qualche settimana, questo Parlamento potrà finalmente approvare. Atto, quest’ultimo, che darà certezza sia in termini di risorse che di obiettivi.

La Regione si troverà nei prossimi mesi di fronte ad una crisi in merito alla quale abbiamo il dovere, innanzitutto, di capire se condividiamo lo stato d’animo generale nella consapevolezza della situazione. Il disappunto è dato dal fatto che lo specchio di questa Aula, forse, è dentro la crisi. Dentro la crisi che, ancora una volta, in questo nostro Paese, e anche in Sicilia, sembra appartenere ad altri, ad un mondo lontano, ad una cosa che non ci riguarda, come se fosse un incubo da rimuovere, perché ormai viviamo un tempo della politica che potremmo definire virtuale, della politica fatta di belle immagini, di ottimismo, molto spesso soltanto portatore di un oscuramento della realtà. Basta pensare che questo è un paese dove continuiamo a discutere di altro e non del Paese reale, del fatto che ci sono migliaia di persone che perdono il lavoro, migliaia di persone che un lavoro non lo trovano, non lo troveranno. In questi giorni siamo in presenza di un fenomeno a cui, probabilmente, non eravamo preparati. Ci siamo raccontati per anni un fenomeno che era tipicamente meridionale e siciliano, cioè relativo a un mondo fatto soprattutto di ragazzi e ragazze, molti dei quali qualificati, laureati, professionalizzati, che in questi anni hanno scelto di andare via con un percorso formativo alle spalle, con un investimento che era stato fatto dalle loro famiglie, per costruire una prospettiva diversa e migliore rispetto alla loro, ragazzi e ragazze che sono andati via e sono andate via non solo braccia ma anche teste, anche una potenziale classe dirigente. Oggi stiamo assistendo al ritorno di un fenomeno, un fenomeno che probabilmente non avevamo previsto. Basta andare nei nostri paesi, soprattutto nei piccoli comuni della Sicilia, e vedere tante persone che stanno tornando e non perché, a differenza dei loro padri o dei lori nonni, hanno accumulato quella ricchezza che gli è servita a reinvestire qui costruendosi la casa, dandosi una condizione di vita migliore rispetto a quella da cui provenivano, ma sono persone che tornano perché sostanzialmente sconfitte. Tornano perché perdono il lavoro al nord, tornano perché comunque il luogo dove sono nate o il luogo dove sono cresciute costituisce quasi l’ultima ancora di sicurezza sociale. Tutto questo sembra non appartenere alla politica, come se fosse un film la cui pellicola vediamo scorrere in una sala cinematografica; non è percepito come realtà. Io credo che la prima cosa da fare in questo momento economico e sociale di pessimismo diffuso sia avere la forza di trasmettere il messaggio di aver compreso, di condividere lo stato dell’arte, perché solo se si ha una percezione condivisa della condizione economica e sociale del Paese e della nostra Regione è possibile assumere iniziative che siano all’altezza di questi problemi. Altrimenti, anche le misure cosiddette anticicliche o per affrontare la crisi rischiano di essere misure che si muovono in una logica dell’utilizzazione della crisi, e non per aggredirla, per dare soluzioni, per dare risposte ai problemi reali del nostro tempo. Sappiamo, per non farla molto lunga, che la crisi c’è. Ed è una crisi devastante, che sta facendo perdere posti di lavoro, che sta facendo chiudere imprese. E’ una crisi che sta creando molte incertezze. Come affrontiamo questa crisi? Come affrontiamo la crisi in una Regione dove molto spesso discutiamo di tante emergenze e non discutiamo dell’emergenza che, secondo me, è più emergente delle altre, cioè quella di non riuscire ad utilizzare le risorse che pure sono a nostra disposizione? Come l’affrontiamo, nella misura in cui siamo consapevoli di potere avere delle risorse e che dobbiamo fare degli sforzi per tirarle fuori dai cassetti nascosti? E dico ciò all’assessore al bilancio che nelle prossime ore deve affrontare la sfida di costruire un bilancio che sia non una fotografia di ciò che c’era, ma che sia al servizio di una politica. Il primo problema è, innanzitutto, condividere la crisi ed avere la consapevolezza che in uno stato di crisi non si può continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. Allora, apriamo tutti i cassetti! Apriamo tutti i cassetti di quest’Amministrazione regionale! Apriamo tutti i cassetti anche dei rapporti tra la Regione, lo Stato, l’Unione europea. Apriamo tutti i cassetti per determinare quella condizione in cui ci sia certezza di risorse e non obiettivi dichiarati, costruiti sul nulla. Se c’è una condivisione della crisi, ci deve essere anche la serietà delle misure che determiniamo per affrontarla. Guai a costruire provvedimenti che siano solo annunci! Cosa sulla quale negli ultimi tempi si è molto giocato. Basta vedere che cosa succede in questo nostro Paese. Da un lato il Governo nazionale tende a nascondere, quasi ad insultare, coloro che dicono che c’è una condizione di disagio, e tutto questo viene considerato pessimismo, lagnanza, quasi “uccello di malaugurio”, come se lo stato economico e sociale fosse una prospettiva e non una realtà. Dall’altro lato si fanno annunci. Viviamo in un Paese dove il modello di Maria Antonietta costituisce la prerogativa nel modo di essere e di comunicare delle istituzioni: “Il popolo ha fame, gli diamo le brioches”! La situazione economica del Paese è quella che è, aumentiamo le cubature delle volumetrie per costruire o per ricostruire le case! Certo, è più facile pensare che chi deve allargare una villa qualche soldo ce l’ha, ma c’è un problema di un Paese, un’estesa condizione sociale che riguarda migliaia di persone, che soldi non ne hanno. Il problema è come rimettere in moto un circuito finanziario, a partire dagli istituti di credito, diciamo dalla fiducia al sistema, che possa far ripartire l’economia. Abbiamo voluto presentare questa mozione proponendo alcune misure che sappiano in qualche modo avere una doppia ambizione: affrontare la crisi dando soluzioni immediate e certe a chi un reddito lo perde, o a chi un reddito non ce l’ha, anche con provvedimenti come i cantieri di servizio, o con provvedimenti nei quali è possibile chiamare ad uno sforzo generale l’Istituzione pubblica per politiche sociali, di accompagnamento, di assistenza, di solidarietà, ma al contempo utilizzare - consentitemi l’espressione - la crisi per avviare quel processo di ammodernamento che è possibile realizzare nelle nostre città e nella vita della nostra Regione. Pensiamo, ad esempio, ad una serie di misure, alcune delle quali tra l’altro sono già legge della Regione e ne cito una. Un anno e mezzo fa fu fatta una norma che prevedeva per i cittadini residenti nella nostra Regione l’utilizzo di un fondo per l’abbattimento degli interessi per la ristrutturazione degli immobili nelle città siciliane, ma a quel tempo non fu messo un grande impegno finanziario. Ad un anno e mezzo di distanza, onorevole Assessore, ancora aspettiamo il regolamento attuativo! Quella potrebbe essere una misura concreta rivolta a molti, e non solo ai proprietari che ristrutturano gli immobili adeguandoli a migliori standard qualitativi residenziali, determinando oggi modalità costruttive e di ristrutturazione che abbiano come obiettivo il risparmio energetico e, quindi, con tipologie di materiali che abbiano una finalità del risparmio energetico in linea ed in coerenza con gli obiettivi e con le risorse che oggi disponiamo per questo tipo di misure, ma mettendo in moto un pezzo dell’economia. Come sappiamo, infatti, l’economia dell’edilizia è, soprattutto nei momenti di difficoltà, la più agile a ripartire perché parla alle maestranze, parla ai lavoratori, agli operai, ai carpentieri, ai muratori, ma parla anche ai fornitori e all’indotto. Così come pensiamo di finalizzare alcune delle azioni che oggi sono previste dai fondi strutturali, che aspettiamo di sapere quando partono, tanto più che in questa nostra Regione molto spesso il dibattito sulle risorse comunitarie si è fatto sul “quanto si spende” e non sul “come si spende”. Noi vorremmo discutere e vorremmo affrontare il problema del “come” piuttosto che buttare molto spesso risorse in una logica del frammento, della frantumazione, della riproduzione di una spesa che è fine a se stessa, concentrando alcune di queste risorse in una strategia che sappia affrontare, avere a cuore i temi della crisi e dare risposte immediate. Proposte concrete, quindi, onorevole Assessore. Un grande piano di messa in sicurezza delle scuole siciliane, anche quello un fenomeno diffusissimo in tutti i nostri comuni. E’ un tema che riguarda la sicurezza delle famiglie, di chi ha i figli che vanno a scuola, molto spesso in scuole non solo inadeguate, ma dove c’è il rischio che ti caschi un tetto addosso. Un grande piano che può servire a mettere in moto tanti micro-cantieri e, aggiungo, un grande piano dove non c’è bisogno tanto e soltanto di risorse del bilancio della Regione ma che possa vedere anche un protagonismo degli enti locali attraverso politiche di indebitamento, perché quelle sì possono essere finalizzate ad azioni per investimenti e, quindi, in un momento di stagnazione economica, di sostegno all’economia della ripresa. Così come immaginiamo un piano, onorevole Assessore, che affronti un altro grande tema della Sicilia, un tema che si era tentato di affrontare durante il governo Prodi, quando la finanziaria nazionale aveva previsto di utilizzare risorse dello Stato al servizio della viabilità della nostra Regione. E’ finito il governo Prodi! Ricordo ancora quando l’attuale Presidente della Regione, allora capo solo di un partito e presidente di una Provincia, promosse una manifestazione a Roma contro il governo Prodi per chiedere il rispetto di quanto previsto nella finanziaria, cioè 350 milioni di euro per tre anni al servizio della viabilità. E’ finito il governo Prodi e l’allora capo del partito, onorevole Lombardo, è diventato presidente della Regione. Non ci sono più le manifestazioni contro il governo nazionale, che nel frattempo ha cancellato quella previsione, e quindi non ci sono più le risorse dello Stato. Il tema della viabilità e della messa in sicurezza delle nostre strade non costituisce più una priorità dell’azione di questa Regione. Noi immaginiamo che quella sia una misura concreta, immediata, che parla ad una condizione di disagio reale, non solo della viabilità principale, ma della viabilità secondaria e rurale. Basta vedere lo stato delle strade rurali delle nostre campagne, tanto più dopo un inverno come quello che abbiamo vissuto. In intere aree della nostra Regione, come nel messinese, in alcune zone di collina e di montagna, l’attività franosa ha determinato uno sconvolgimento della viabilità interna e rurale. Su questi problemi siamo in grado di determinare una terapia che affronti con urgenza ed immediatezza soluzioni di messa di utilizzo di risorse, ma anche soluzioni di problemi per la nostra Regione? Onorevoli colleghi, molte delle cose scritte nella mozione non le ripeto, ma sappiamo bene che queste sono solo misure parziali. La mozione di cui stiamo parlando non è un programma economico, ma un insieme di misure immediatamente attivabili al servizio del rilancio della nostra economia. Infine, c’è un grande tema, il tema dell’impresa in Sicilia. Pensare di reggere la sfida che abbiamo determinando un depauperamento, un impoverimento, se non addirittura la cancellazione del sistema della piccola e media impresa, che è il tessuto strategico della nostra Regione, è una velleità sia sul piano economico, sia sul piano culturale ed anche politico. Però è quello che sta succedendo, onorevole Cimino! Lei è assessore al bilancio, ed è colui che controlla i cordoni della spesa della nostra Regione. La prima condizione nel rapporto con i soggetti terzi è la certezza del diritto. Per qualunque impresa che è costretta a fare un’attività di qualunque tipo, sia in beni che in servizi per conto di un’amministrazione pubblica - regione, comune o provincia che sia - i tempi di attesa per il pagamento oscillano fra i nove e i dodici mesi; o molto di più rispetto a situazioni particolari che ci sono in alcune amministrazioni pubbliche. In Sicilia, visto che siamo in Europa, bisognerebbe rispettare le regole dell’Europa. In questi anni sono state emesse alcune sentenze, a partire dal fatto che superati i novanta giorni di attesa di liquidazione delle forniture erogate nei confronti dell’amministrazione pubblica, le amministrazioni devono corrispondere anche gli interessi ai soggetti che sono creditori delle amministrazioni stesse. Bisogna dare certezza a questa procedura, perché non ci può essere il danno oltre la beffa, cioè non solo i tempi di pagamenti e di liquidazione dei crediti da parte delle imprese sono a nove mesi o ad un anno, ma i costi finanziari restano a carico delle imprese. Allora adottiamo il sistema della certificazione dei crediti, perché questo può servire a scontarsi, da parte delle imprese, i crediti vantati, avere certezza di liquidità, perché deve essere chiaro che in un momento di crisi la prima cosa da garantire è la liquidità. Non si può costruire la condizione di ripresa dell’economia reale sull’economia di carta. L’economia per ripartire ha bisogno di condizioni di certezza materiale, che è data dalla moneta, dalla liquidità, dalle risorse per pagare stipendi, per pagare fornitori, per attivare l’economia reale, appunto. Sono misure che speriamo essere condivise, anzi siamo certi che lo saranno, e alle quali abbiamo aggiunto anche alcuni ordini del giorno. Presumo che l’Aula si esprimerà con un voto largamente unitario, mai io non mi emozionerò per il voto di quest’Aula, onorevole Assessore, vorrei emozionarmi di fronte al fatto che, dopo il voto, vedrò l’Assessore per il bilancio convocare i soggetti economici, convocare le parti sociali, stabilire un piano immediato da portare a corredo della finanziaria e chiamare l’Aula, non a esprimersi su una mozione, ma ad esprimersi su misure concrete, stanziando fondi e stabilendo procedure. Non solo deve essere chiaro che c’è la crisi, ma deve essere chiaro che questa Regione ha intenzione di dare una mano a superare il momento di difficoltà. Se faremo questo penso che oggi avremmo fatto un buon servizio ai siciliani.