(Salvatore Augello) - Lo stillicidio determinato e costante con cui in questi ultimi anni è stato mosso un attacco strisciante alle associazioni che lavorano in emigrazione, è sotto gli occhi di tutti. Si parla poco di emigrazione, si parla poco e quasi niente delle associazioni “storiche” che hanno contribuito a creare una grande rete di collegamento con i siciliani all’estero, che oggi costituisce un immenso quanto poco apprezzato patrimonio umano, storico, culturale, economico,

che le associazioni hanno messo a disposizione della Regione, ma che la Regione non ha saputo o voluto apprezzare fino in fondo. Si continua a pensare all’emigrazione come un peso, una qualche cosa da assistere, un qualche cosa che alla fine da fastidio, visto i grandi problemi che assillano la Sicilia e non solo. Si dimentica, che l’emigrazione fu tra gli artefici principali che contribuirono a portare l’Italia fuori dalla crisi economica dell’immediato dopoguerra, facendo affluire le loro rimesse in moneta pregiata, a rinvigorire le esangui cassi delle stato. Si dimentica che l’emigrazione interna fu attrice principale del boom economico degli anni 60, contribuendo a rilanciare le industria del nord per quando riguarda l’Italia e quelle del nord Europa, per quanto riguarda l’emigrazione in Europa, che per altro venne anche usata come “merce di scambio” per procurare all’industria italiana quel carbone di cui aveva bisogna, Vedi patto Italia Belgio ed altri simili. Quanti emigrati siciliani, braccianti, minatori, artigiani, con le loro rimesse hanno contribuito in Sicilia a rilanciare l’edilizia, l’agricoltura, l’economia nel senso generale del termine? Parecchie centinaia di migliaia di derelitti, che scappati per fame, accumulavano risparmi da spendere in Sicilia. Qual’ è oggi il risultato, qual’è la considerazione in cui oggi viene tenuta l’emigrazione? Lasciamo perdere il mancato rispetto della legge, che mette la Sicilia fuori dai tavoli dove si discute dei problemi degli italiani all’estere, mettiamo da parte il fatto che la consulta regionale volutamente, per dimenticanza, per sottovalutazione o solo per freddo calcolo politico non è stata messa in condizione di funzionare per oltre un decennio. Tutti problemi che hanno certamente un peso ed un risvolto negativa nella normale conduzione di una politica in direzione dei siciliani all’estero. Ma volgiamo vedere come nel bilancio viene trattata l’emigrazione? Negli anni passati, i capitoli relativi all’emigrazione, hanno subito tagli progressivi che hanno ridimensionato notevolmente l’intervento della Regione nei confronti delle proprie comunità emigrate, tagli indiscriminati, che hanno preso a base solo le fredde cifre, no quello che dentro queste cifre c’era e c’è ancora oggi: persone, ragazzi, giovani, anziani, che hanno il sacrosanto diritto di essere nei pensieri della politica e dei governanti, essere umani portatori di problematiche complesse e di diritti, che la regione non può e nn deve sottovalutare. Altro, purtroppo è l’orientamento ed il risultato, alla luce delle ultime notizie sul bilancio di previsione dell’anno 2009, che ancora non ha visto la luce, a causa dei dissensi nella maggioranza e della incapacità dell’opposizione di rilanciare una politica con la P maiuscola e di rintuzzare le discrepanze di una maggioranza che più che guardare ai problemi, guarda agli equilibri interni. Dalle notizie che si hanno, l’emigrazione, giusto per seguire quanto avviene a Roma, subisce, in previsione tagli che arrivano anche al 60% delle esigue somme del bilancio 2008. Viene ulteriormente tagliato l’articolo 9, che è nato per permettere alle associazioni “storiche” di condurre con adeguatezza e dignità una politica in nome e per conto della regione, spingendo le associazioni stesse in un vicolo cieco di non ritorno, da dove si può uscire solo chiudendo tutto o continuando ad indebitarsi. Viene tagliato l’articolo 26 di oltre l’80%, precludendo la strada a seminari e convegni degni di questo nome, mentre viene tagliato di circa il 50% il capitolo che prevede interventi in favore dei ragazzi e dei giovani (colonie e campeggi), interventi in favore degli anziani (turismo sociale), interventi in favore della diffusione della cultura (attività culturali). Tutti capitoli che un temo erano il vanto della legge stessa e che le altre regioni ci invidiavano. Capitoli che in passato permettevano di portare in Sicilia centinaia di bambini e di adolescenti, che venivano messi a contatto con le proprie radici, stessa cosa che avveniva con gli anziani, specialmente quelli dell’America Latina. Oggi, a questa gente non si sa come dire che tutto questo è finito o quasi, che la regione ha deciso di risparmiare la ingente somma di circa due milioni di euro dall’emigrazione, per ridurre gli “sprechi” (?), per fare “economia (?). Ma cosa sono due milioni di euro a fronte di un bilancio che svariati miliardi, a fronte delle problematiche che con essi si affrontano, a fronte delle aspettative legittime a cui si può dare rsposta. Ed ancora: i Siciliani all’estero in possesso di passaporto italiano, sono oggi circa 900.000, dopo il riacquisto della cittadinanza da parte di parecchi specialmente residenti in America Latina. Quasi una città come Palermo, che ha un bilancio di parecchi miliardi di euro. A questa città sparsa per il mondo, è giusto che la regione dedichi solo circa un milione e cinquecento mila euro? Qual è la logica che muove questi criteri? Senza dire, che non si fanno più mutui casa agli emigrati, per risparmiare la mirabolante somma di circa 500.000 euro. Se si fa un calcolo sommario, dividendo € 1.500.000 per i 900.000 siciliani di passaporto in possesso della cittadinanza, la spesa che òa regione affronta per loro, arriva ad € 1,66 a testa, poco più dell’elemosina che a volte si fa ai poveri per le strade o poco meno dell’obolo che si da alla chiesa quando si va a messa. Se questo calcolo lo allarghiamo agli oltre cinque milioni di siciliani sia di passaporto che di origine, che comunque continua a guardare alla Sicilia come alla loro terra d’origine, la somma che viene fuori è così risibile, 30 centesimi di euro, che mi vergogno financo a trascrivere. Questa sì, corrisponde sicuramente ad una somma inferiore di quella che diamo in chiesa per la messa o a quella che diamo a qualsiasi semaforo affollato di morti di fame che si inventano qualsiasi mestiere, pur di arrivare a mettere assieme almeno un pasto al giorno. Non ci sembra che questo debba essere il odo di trattare una categoria di meritevoli, che hanno dato e continuano ancora dare alla Sicilia parecchio, non solo dal punto di vista economico, ma sicuramente dal punto di vista dell’immagine. In tutto questo, le associazioni, hanno avuto in questo anni un ruolo insostituibile che ancora oggi, anzi a maggior ragione oggi, andrebbe potenziato, invece la politica si abbatte su di esse quasi volesse punirle per il lavoro svolto, per avere portato all’attenzione della politica le problematiche dei cittadini siciliani, ripeto “cittadini”, che in quanto tali sono portatori di diritti e non meritano di essere offesi con misere elemosine. Le associazioni “storiche”, non hanno mai fatto mancare la loro voce di protesta a questo stato di cose, ma la politica è sembrata sorda e continua ad esserlo. Oggi le stesse, si sono costituite in Coordinamento delle Associazioni Regionali Siciliane della Emigrazione (CARSE), per levare più possente la loro voce e per cercare di fermare questa deriva che non solo mette a rischio le associazioni ed il loro insostituibile ruolo, ma vanifica la politica nei confronti di una categoria, quella dei siciliani all’estero, che a nostro avviso rimane ancora una categoria che merita tutta l’attenzione possibile, non tanto per quello che a loro viene dato, cosa davvero irrisoria, ma per quello che loro possono ancora dare alla Sicilia in termini di immagine ma principalmente in termini di sviluppo economico.