(salvatore Augello) Sembrerebbe proprio di si, se si guarda la bozza del bilancio di previsione della regione siciliana per il 2009. E’ pure vero che siamo in periodi di difficoltà economica, che bisogna reperire risorse economiche per destinarle al sociale ed al rilancio dell’economia, ma la strada intrapresa non ci sembra quella buona e non ci sembra che possa portare lontano, almeno per quanto attiene alle politiche in direzione dei siciliani all’estero.

Ci riferiamo ai tagli che vengono apportati nel bilancio di previsione della Regione, che, seguendo l’esempio che viene da Roma, opera tagli indiscriminati ai capitoli di bilancio, senza tenere in considerazione i servizi che va ad intaccare, senza considerare il fatto, che un taglio eccessivo potrebbe rendere inutile ed a volte anche impossibile l’intervento stesso. Ma facciamo alcuni esempi. Nella legge 55/80 e successive modifiche, gli artt. 12 e 12 bis, sono gli unici che prevedono interventi in direzione dei ragazzini e degli adolescenti, finanziando soggiorni estivi a carattere culturale, molto utili nel passato, per avvicinare i beneficiari, ma anche le loro famiglie alle radici, ai paesi d’origine. Un intervento prettamente culturale, quindi, che in passato ha permesso di portare in Sicilia parecchie centinaia di ragazzi e di giovani, che poi, sono anche rimasti legati alle organizzazioni, garantendo in questo modo, anche un rinnovamento all’interno delle stesse strutture ed un potenziamento nella diffusione della cultura. I tagli del 2008 hanno quasi vanificato questo tipo di intervento, un ulteriore taglio del 2009 previsto nella misura di oltre il 40%, altro non fa che vanificare la legge stessa retrocedendola alla stregua di una presa in giro per tanti giovani che non potranno utilizzare questo tipo di intervento. Spessa sorte, perché sottoposti allo stesso taglio di circa il 40%, faranno le attività culturali ed il turismo sociale. Sorge qui la prima domanda: quando si operano i tagli, si guarda a che cosa si taglia o si taglia e basta, senza rendersi conto che quel taglio che potrebbe essere insignificante per un altro tipo di intervento diventa esiziale per interventi che in questo caso vengono ad essere resi quasi nulli? Seconda domanda: si vuole forse chiedere con la politica dell’emigrazione, dopo che ci siamo riempiti la bocca pensando all’emigrazione risorsa, ad una maggiore sensibilità nei confronti delle numerose comunità all’estero? Vuole questi essere un seguito naturale al discorso programmatico del Presidente Lombardo all’interno del quale non cìè stato spazio per i siciliani all’estero che non sono degnati nemmeno di una battuta? Sorte peggiore spetta ai finanziamenti per convegni e seminari, che passa da 1.120.000,00 euro a solo 120.00,00 con quasi un completo annullamento di tutta quel settore di attività. Un discorso a parte merita l’art.9, contestato, tagliato ed ancora oggi sottoposto, secondo la previsione di bilancio, ad ulteriore riduzione e, quindi, portato a meno di 170.000 euro. Un taglio di tale portata, così come si è venuto assommando nel corso degli anni, mira solo a cancellare quel riconoscimento del ruolo insostituibile delle associazioni così dette storiche, riconosciute nella prima stesura della legge che risale al 1975. Associazioni che esistevano già tre anni prima dell’entrata in vigore della legge, come recita l’articolato stesso. Stiamo parlando quindi di associazioni che ormai hanno 40 anni di attività dietro le spalle, che hanno costruito una immensa rete di associazioni sparse per il mondo, quando non era certo facile lavorare in emigrazione, peer diversi motivi. A queste associazioni, è stato riconosciuto il merito di avere lavorato e costruito tutti questi anni, il merito di avere colmato il vuoto dell’intervento regionale, viene ancora oggi riconosciuto il loro ruolo e la insostituibilità del loro lavoro, ma nello stesso tempo, li si condanna a chiudere, poiché quell’articolo 9, che nasceva con la dicitura specifica “mantenimento e potenziamento sedi”, viene ad essere vanificata, data l’entità delle somme che oggi vengono messe a disposizione delle associazioni. Si vuole fare chiudere queste associazioni diventate scomode, per una destra che solo ora sta cercando di organizzarsi, dando vita a nuovi soggetti all’estero, che spesso corrispondono ad aggregazioni che vengono utilizzate a scopo prettamente politico – elettorale, le quali, non essendo riconosciute dalla legge regionale, si inventano come scavalcare detta legge anche per usufruire di finanziamenti che in maniera diversa non potrebbero avere ed anche così sono discutibili. In questo modo, gli organi della Regione, come abbiamo avuto modo di dire anche altre volte, non solo non rispettano una legge della regione, ma si inventano il modo di eluderla, di vanificarne i contenuti, di aggirarne l’applicazione stessa. Si abbia allora il coraggio di dire che si vuole chiudere con l’emigrazione, perchè di questo si tratta, volendo chiamare per nome e cognome le cose. Non è certo il taglio di 1.500.000,00 euro all’emigrazione che risolverà i problemi economici della regione, quando restano in piedi sprechi e privilegi che non vengono minimamente intaccati. E’ più facile fare saltare diritti acquisiti degli emigrati, come quello, ad esempio, del mutuo agevolato per la prima casa, che da tempo non viene dotato di mezzi economici e quindi lo si rende inoperoso, che guardare alle categorie forti e ridurre sprechi in quella direzione. Alla luce di queste cose, può ancora la regione dire che rivolge la propria attenzione ai siciliani all’estero? E’ possibile continuare a parlare di emigrazione facendo finta che all’estero abbiamo una comunità di gente che ha fatto fortuna e dimenticare i milioni di siciliani che in America Latina e nella stessa Europa, tirano a campare, sopportando ancora oggi una dignitosa povertà di cui nessuno pare voglia rendersi conto? Riteniamo che la regione debba fare una profonda riflessione su tutta la materia, per capire in quale direzione voglia andare, una riflessione che non può essere improvvisata e che non può prescindere dal riconoscimenti di quegli organismo preposti dalla legge a tale compito, come la Consulta Regionale dell’Emigrazione e dell’Immigrazione ed il suo direttivo, organismo all’interno dei quali cìè indubbiamente rappresentatività, professionalità e competenza per potere avviare la legislazione su una strada nuova, più aderente ai nuovi bisogni ed alla realtà dell'emigrazione.