Sotto il suolo della politica siciliana c’è un sottosuolo, infido e oscuro, dove tutte le ombre sembrano nemici. Sopra il suolo danzano i figuranti, nel sottosuolo agiscono i congiurati, i “Beati Paoli”. Il governatore Lombardo usa il metodo della “talpa” per ridurre il sistema di potere dei suoi alleati (Pdl e Udc) ad una forma di formaggio svizzero: pieno fuori e vuoto dentro. E intanto la Sicilia resta ferma al palo, mentre la recessione incombe.

 

(Agostino Spataro) Il centro-destra alla Regione sembra allo sbando. Chi, per convincersene, voleva un’altra prova l’ha avuta, ieri sera, all’Ars dove il governo ha dovuto subire la bocciatura della sopravvivenza dell’Agenzia delle acque e dei rifiuti. Anche la sera prima, il governo era andato sotto e di molto. Furbescamente, una parte consistente della maggioranza, che non accetta i “tagli” proposti dalla giunta Lombardo agli enti locali, ha votato un emendamento dell’opposizione Pd ancor più drastico di quello governativo. Un’assurdità? Nient’affatto. Per i manovratori occulti è stata un’insperata occasione per bloccare in Aula il provvedimento e seppellirlo in commissione. Per altro, tali riduzioni sono state già varate in altre regioni italiane in ossequio ad una legge del governo Prodi che, come per la spesa sanitaria, impone la riduzione dei “costi della politica” pena la decurtazione dei trasferimenti statali alle regioni inadempienti. Ma qui siamo nella Sicilia super autonoma e nessuna legge statale può oltrepassare, indenne, lo stretto di Messina, superare quella sorta di “anello di fuoco” autonomistico che è stato innalzato intorno all’Isola. Non è consentito nemmeno ad un governatore come Lombardo, portabandiera di un autonomismo acrobatico, demagogico che evidentemente non convince neanche i suoi più stretti alleati. Com’è noto, questa non è la prima imboscata subita dal governo Lombardo e, credo, non sarà l’ultima. Vista la recidiva, molti s’interrogano sul motivo di questa contesa tutta interna alla maggioranza. Si tratta di “incidenti di percorso”, di banali litigi o di ben altro? Osservando l’evoluzione dei fatti, si vede emergere un contrasto politico, dirompente e permanente, su diverse questioni importanti che ormai si configura come una vera divaricazione programmatica. Per molto meno, il governatore di centro-sinistra sardo, Renato Soru, si è dimesso. Ma qui siamo in Sicilia dove, tranne per casi davvero insostenibili, l’istituto delle dimissioni sembra caduto in disuso. Altre latitudini, si dirà. Anche se non troppo distanti: Cagliari si trova sul 39° parallelo mentre Palermo al 38°. Che strano! Sembra che il 38° parallelo abbia una particolare carica divisoria: in Estremo Oriente separa le due Coree, nel Mediterraneo la Sicilia dall’Italia. Ma non lasciamoci suggestionare dalla forza misteriosa dei numeri e torniamo alla crisi, più o meno evidente, del centro-destra siciliano il quale s’illude d’esorcizzarla a furia di “vertici”, pomposi ma dai risultati deludenti, nei quali si promette la pace mentre, sotto sotto, si prepara la guerra. Esattamente il contrario- se ci fate caso- di quanto predicavano gli antichi greci: se vuoi la pace prepara la guerra. (Tucidide in “La guerra del Peloponneso”) Tutto si svolge fra poche persone, mai un dibattito pubblico, quasi si trattasse di vicende private e non delle sorti dei siciliani. Ci si affida al vertice, a questa parolina magica che però non approda a un bel nulla. Anche perché non vi sono le basi. In politica come in matematica, il vertice, per avere un senso, dovrebbe rappresentare l’acme perfetto di un corpo composto da “facce” perfettamente incastrate ed armonizzate. Mirabile concetto che stride con le doppie facce di coloro che vanno ai “vertici” inconcludenti che si svolgono a Palermo fra esponenti di Mpa, Udc e Pdl. Col rischio che, saltando da un vertice all’altro, potrebbero avere le vertigini, perdere l’equilibrio (che in politica è una virtù taumaturgica) e rovinare in basso, sempre più in basso. Come, in questo drammatico frangente, sta rotolando la leadership del centro-destra siciliano che rema in controtendenza rispetto al bisogno, fregandosene della recessione e degli sforzi da mettere in atto per attutirne gli effetti devastanti sull’Isola. Ma cosa sta succedendo? Sarebbe il caso che questi signori lo spieghino al popolo, uscendo da questa sorta di sottosuolo della politica, infido ed oscuro, dove tutte le ombre sembrano nemici pronti all’agguato. Si, nella politica siciliana ci sono un suolo e un sottosuolo: sopra il primo danzano i figuranti nel secondo agiscono i congiurati, i Beati Paoli. Non conosciamo le segrete mire dei protagonisti di questa insanabile contesa, tuttavia, osservando come vanno le cose, si può, forse, capire la vera posta in gioco dello scontro fra Mpa e i suoi alleati Udc e Pdl. La faccenda non è centrata su una sfida moralizzatrice, ma sul controllo del sistema di potere affaristico e clientelare dominante alla Regione. Pdl e Udc vorrebbero preservarlo contro Lombardo che- temono- vorrebbe ridimensionarlo a suo favore. In questo tira e molla, il Mpa sembra procedere con la “tecnica della talpa” ossia mediante un’infiltrazione, una penetrazione, lenta ma inesorabile. Insomma, si vorrebbe ridurre il potere (degli altri) ad una forma di formaggio svizzero: pieno e prospero fuori e vuoto dentro. Visioni un po’ bizzarre che in parte spiegano la forte attrazione che esercita il Mpa su settori irrequieti e/o scontenti del ceto politico, sia al centro che in periferia. Il passaggio, clamoroso, di Musotto non l’unico. Nelle province sindaci, interi gruppi consiliari passano, armi e bagagli (cioè pacchetti di voti), dai partiti-fratelli (anche dal Pd) al Mpa e non certo perché attratti dall’irrefrenabile richiamo autonomista di Lombardo, ma dall’odore irresistibile del …formaggio svizzero. Agostino Spataro *Pubblicato in “La Repubblica” del 4 dicembre 2008.