Roma - “Amici e compagni grillini, come dicevate voi, vi avvisiamo che il vento sta cambiando”. C’è anche il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti tra i parlamentari e gli ex parlamentari che hanno ribadito il 9 settembre nella Sala Nassirya di Palazzo Madama le ragioni del ‘no’ al referendum sul taglio dei parlamentari,

partecipando all’iniziativa promossa dai “Riformisti per il no”. “A pochi giorni dalla fine di questa falsa campagna elettorale è giunto il momento di rappresentare le nostre ragioni come quando il Comitato nacque” spiega il senatore del Psi Riccardo Nencini, che aggiunge: “Il risparmio sarà basso, Cottarelli dice che ogni italiano risparmierà meno di un caffè all'anno, non certo le cifre che dice Di Maio”. “A sostegno del no – aggiunge – c’è una rappresentanza trasversale tra Camera e Senato, i referendum prescindono dagli schemi di collocazione parlamentare”. Secondo il segretario del Psi Enzo Maraio “rischiamo una deriva che porterà dei sistemi oligarchici a tenere in mano il governo del paese, la democrazia italiana vale di più di un euro a cittadino all'anno”. Sulla stessa linea le riflessioni di Bobo Craxi: “C’è in atto una stretta democratica nel mondo, con un disegno e delle pulsioni autoritarie, non vorrei che Roma desse un contributo a questa fase che stiamo vivendo. Non c'è sinistra al mondo che taglia la rappresentanza popolare”. Secondo l’ex parlamentare quella per il no è una “battaglia che non considero affatto perduta, non solo per le nostre ragioni ma anche per le ragioni che non sostengono gli altri”. “Quelli del sì non si confrontano perché le loro ragioni non ci sono, non è una riforma ma un taglio lineare” sostiene Giachetti, secondo cui bisogna “combattere anche con la decisione tutta politica di abbinare regionali e amministrative al referendum, per non consentire agli elettori di valutare le riforme nel merito”. Il senatore di Forza Italia Andrea Cangini parla di quello del no come di un “fronte popolare eterogeneo e originalissimo, in cui tutti sono concordi nel dire che questa non è una riforma, posizione sostenuta da 200 costituzionalisti tra i più autorevoli. È una bandiera demagogica di un movimento politico, le altre sono state vilipese dallo stesso movimento ed è rimasta solo questa anticasta. Ma le cose stanno cambiando, il 40-45% è pronto a votare no” aggiunge Cangini, che ribadisce: “Siamo un fronte di uomini liberi e forti che poco hanno a che fare con le leadership dei rispettivi partiti, il no sarebbe il voto più rivoluzionario e democratico degli ultimi 30 anni”. Secondo il suo collega di partito Simone Baldelli, deputato azzurro, si passa da “un bicameralismo perfetto a uno perfettissimo, rendendo uguali le platee elettorali si va in direzione contraria al superamento del bicameralismo perfetto”. Tra gli ex parlamentari convinti sostenitori del “no” c’è Fabrizio Cicchitto: “Per intervenire seriamente sul Parlamento dovresti fare la scelta del monocameralismo e del Senato delle regioni, altro che le fesserie sulla riduzione delle spese. Il Pd per fare il governo con il M5S ha rinunciato a tutto, è l’unica spiegazione per cui ha votato tre volte no e ora vota sì, tra le contropartite allo stato attuale delle cose non c'è nemmeno il Mes”. (NoveColonneATG