(SA) - Un tempo era in voga la massima “si nesci arrinesci”, oggi invece, va di moda una massima ancora più pregnante di significato, di contenuto, “Si resti arrinesci”, che contiene la volontà di resistere alla crisi combattendola non andando via,

ma scommettendosi sul territorio, sulla propria terra, sulle proprie capacità, per rilanciarne l’economia, ma anche e principalmente per fermare il continuo flusso migratorio che aumenta il degrado dei nostri comuni e delle nostre città. Questa nuova massima è quella che ha guidato la manifestazione contro l’emigrazione organizzata in Sicilia con lo scopo di opporsi all’inerzia della politica e di coinvolgere i giovani di tutta le province siciliane. I risultati sono stati più positivi di quanto gli stessi organizzatori si aspettavano. Oltre ai giovani dei tanti paesetti che fanno capo al libero consorzio di Messina, sono arrivati anche giovani provenienti da varie parti della Sicilia, per levare alto il grido di “basta all’emigrazione”. I giovani si sono dati appuntamento nei locali del Collegio di San Rocco presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Palermo, per cercare di scuotere il torpore della politica che non riesce a trovare soluzioni adatte a rilanciare la stagnante economia siciliana. L’analisi fatta dai giovani, che hanno dovuto constatare l’inerzia della politica è spietatamente realistica: “la politica non si attiva e non vara provvedimenti atti a fermare la fuga dei giovani, allora facciamo da noi”. Un facciamo da noi che porta as conoscenza la volontà di queste generazioni a non volere lasciare la propria terra ed a pretendere, a cercare qua, quel lavoro e quel benessere riconosciuto dalla costituzione italiana. Al grido di questa nuova parola d’ordine: “Si resti arrinesci”, i giovani oggi vogliono fare la loro parte, impegnarsi, scommettersi, lavorare sulla propria terra per il bene di quella società, che da troppo tempo, immersa nel teatrino della politica non si occupa dei problemi reali dell’Isola e dei suoi abitanti. Questo nuovo grido di battaglia lascia bene sperare per il futuro di questa terra, da tempo bistrattata, dimenticata. Una terra che pur essendo piena di ricchezza, ha portato la sua gente a sviluppare la ricchezza ed il benessere delle regioni del Nord e dei paesi del Nord Europa e delle altre parti del mondo. E’ ora di reagire, di indicare la strada alla politica suonando la sveglia del riscatto e dell’impegno. Positivi sono quindi i segnali che lanciano quei giovani che si dedicano alla terra con rinnovata volontà di riscatto e con l’ausilio della nuova tecnologia, per rilanciare il biologico, per ricevare dalla terra le sue potenzialità per troppo tempo ignorate. Oggi esistono gli aiuti necessari attingendo al fiume di soldi che si sta abbattendo sulla Sicilia con il Piano per il Sud, con il resto al Sud, con i bandi europei che in passato sono stati snobbati. Il nuovo indirizzo che l’attuale governo vuole imprimere allo sviluppo del Sud, non è da sottovalutare. E’ giunta l’ora di avviare quel progresso diffuso che per troppo tempo è stato negato alla Sicilia ed alla sua popolazione. Ben vengano quindi questo moti spontanei che riscuotono tutto l’appoggio e la condivisione delle associazioni che si occupano da oltre mezzo secolo dei siciliani all’estero e che oggi vogliono occuparsi dei siciliani in Sicilia con particolare attenzione ai giovani. (Salvatore Augello 24 febbraio 2020)