Anche il presidente della regione On. Nello Musumeci, ha tenuto il suo discorso di fine anno e tra le cose che ha detto vogliamo sottolinearne alcune che ci sembrano interessanti e contraddittorie. “Mi auguro che i giovani siciliani all'estero possano ritornare a casa”

dice Musumeci rivolto ai giovani che in questi ultimi anni hanno lasciato e continuano a lasciare la Sicilia. Chi in cerca di un lavoro dignitoso e ben retribuito, chi per frequentare quelle università del Nord che offrono maggiore possibilità di sistemazione perché in linea con quanto può offrire l’economia del territorio circostante. Infine lascia la Sicilia chi fugge dal servaggio e dalla precarietà delle nostre scuole, dove continuano a dettare legge i baroni dell’istruzione e dove i giovani ricercatori, molto apprezzati all’estero, in Sicilia hanno solo una carriera da precari sottopagati. Il Presidente dimentica alcune cose di grande rilevanza.

1) Che per quanti passi avanti abbia fatto la lotta contro la mafia, gli imprenditori che volessero investire nelle nostre zone, hanno bisogno di garanzie sulla sicurezza e sulla legalità del territorio. In una parola debbono potere trovare un ambiente sicuro ed intriso di legalità, che garantisca sicurezza e protezione dello Stato;

2) Da anni la Sicilia non ha una politica rivolta ai siciliani all’estero. Perché i giovani dovrebbero scegliere di rientrare? Perché dovrebbero mettere a disposizione della propria terra le esperienze maturate all’estero? Perché dovrebbero portare i loro capitali in Sicilia per fare nascere industrie di vario genere?

Stiamo parlando di condizioni minime necessarie per invogliare al rientro. La legge in favore dei siciliani all’estero rispondeva in buona parte a questi interrogativi. Offriva aiuti per il rientro e favorire investimenti in diversi campi imprenditoriali, dall’artigianato ala piccola industria, dall’agricoltura al commercio, dalla zootecnia alla trasformazione dei prodotti. Ma quella legge che ha contribuito alla nascita di alcune attività economiche ed al rientro di esperienze e capitali freschi, non opera più. I governi di questo ultimo decennio l’anno completamente sterilizzata. Nessun intervento è previsto per i siciliani all’estero dei quali oggi Musumeci si augura il rientro in Sicilia e chiede aiuto per fare rinascere la nostra terra. Da tempo andiamo predicando che l’emigrazione è una grande risorsa della quale la Sicilia scientemente si priva, perché non riesce a mettere in piedi una politica che incentivi l’utilizzo di tale risorsa. Da tempo le associazioni chiedono di potere parlare con i vari presidenti che si sono susseguiti da Lombardo in poi, per rimodulare la legge per dotare la Sicilia di quelle strutture sociali previste dalla legge 55/80 e successive modificazioni. Ma non hanno trovato ascolto nei palazzi della politica siciliana. Di quali strumenti dispone oggi la Sicilia per potere attirare investimenti o per aiutare la crescita di quegli operatori economici che sono già presenti in Sicilia? La ferrovia è quasi inesistente. Di alta velocità la nostra rete ferroviaria oi quello che resta di essa, non dobbiamo parlare. Per andare al nord bisogna prendere il treno a Catania o a Messina o addirittura in Calabria, affrontando il passaggio dello Stretto di Messina a volte anche senza potere imbarcare i vagoni, ma solo i passeggeri. La rete stradale fa acqua da tutte le parti e da anni il ponte crollato nei pressi di Scillato aspetta di essere ripristinato, come da anni la tele novella della strada 640 aspetta di congiungere Agrigento a Caltanissetta e quindi all’autostrada Palermo Catania. Il trasporto aereo diventa sempre più proibitivo perché non si è mai realizzata la prossimità territoriale e le tariffe restano altissime ponendo una grossa remora alla mobilità da e verso l’Isola. L’On. Musumeci si è posto tutti questi ed altri interrogativi prima di lanciare l’appello che ha lanciato ai siciliani all’estero? Si è mai voluto confrontare con le associazioni che in maniera seria si occupano di emigrazione e che hanno messo a disposizione della Regione una imponente rete associativa, che viene regolarmente ignorata? Ormai che le feste sono andate via, il Coordinamento delle Associazioni Regionali Siciliane dell’Emigrazione (CARSE), tornerà all’opera e continuerà ad insistere con le Istituzioni ai vari livelli perché la Sicilia abbia una sua politica in direzione dei siciliani all’estero. Partiremo quindi dal continuare a reclamare una nuova legge dell’emigrazione che tenga conto delle nuove realtà e delle nuove esigenze. Una legge agile, snella, piena di contenuti, che finalmente riconosca all’emigrazione il ruolo della grande risorsa che essa rappresenta e che la Sicilia ad oggi non vuole o non può sfruttare. Cercheremo di evitare che il lavoro delle associazioni svolto in questo ultimo mezzo secolo venga vanificato così come cercheremo di fare riconoscere il ruolo che le associazioni hanno avuto in passato e che a maggior ragione possono e vogliono ancora avere per rendersi utili alla Sicilia ed alle numerose comunità di siciliani sparsi per il mondo. Salvatore Augello 07 gennaio 2020