(Salvatore Augello) Il via a quello che si può definire un salto nell’oscurantismo, lo ha dato il sindaco di Capo D’Orlando in provincia di Messina, che ha ordinato la demolizione della lapide con la quale era intestata a Giuseppe Garibaldi (nella foto) una piazza del paese. Il tutto nel nome di un riconquistato senso di autonomia, che comincia con il muovere guerra al risorgimento italiano ed all’unità d’Italia, figlia di quel glorioso movimento. Sembra una storia surreale, ma non è così, è tutto vero, dopo la targa di Garibaldi, operazione che ha riscosso l’assenso di Lombardo, il Governatore ora vuole eliminare tutte le piazze e le strade intitolate a Covour, reo di essere piemontese, oltre ad essere uno degli artefici dell’unità d’Italia. Anche Crispi, anche se sicilianissimo, merita di essere punito, perchè fece sparare sul popolo (vedi la storia dei fasci siciliani) e Nino Bixio, e siccome l’appetito vien mangiando, arriveremo a distruggere le targhe delle vie e/o piazze Umberto, Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, Regina Elena e così via. Figure che possono avere tutte le responsabilità che si vuole, ma che fanno parte della travagliata storia italiana. Solo ora, riscopriamo l’autonomia? Solo ora, scimmiottando Bossi, ci chiamiamo fuori dal risorgimento e pensiamo di potere cancellare la storia? Evidentemente, ci deve essere uh errore di interpretazione ed si sta scambiando l’autonomia con l’indipendenza, che sue due cose ben diverse, perché la prima comporta dei margini di autogoverno, che per la verità i vari governanti fino ad ora hanno sempre utilizzato male, la seconda, invece, comporta un netto distacco dall’unità nazionale, a dispetto della storia passata, del risorgimento e quant’altro si è fatto per raggiungere da un lato l’unità della Patria e dall’altro l’autonomia siciliana. Sembra essere tornati indietro di una sessantina d’anni, quando, dopo la “liberazione” della Sicilia da parte delle forze alleate, la mafia, rafforzò il separatismo, non quello di Finocchiaro Aprile e Canepa, ma un separatismo che voleva portare la Sici8lia nell’Area dell’influenza americana. Allora, la mafia strutturò anche un suo esercito indipendentista e Salvatore Giuliano fu nominato colonnello di questo esercito, che si preparava a muovere guerra al continente. Una guerra che non venne mai, perché sempre la stessa mafia, vale la pena ricordare, fece poi i suoi accordi con il potere e mando alle ortiche sia Giuliano che tutti i suoi soldati. Dice Lombardo, che nel suo discorso di insediamento non ha speso una sola riga in favore dei siciliani all’estero, sollecitare il loro orgoglio ed il loro campanilismo, che strade e piazze vanno intitolate ai nostri emigrati, quelle vie e piazze strappate alla storia ed alla memoria. A quegli emigrati che sono stati costretti ad abbandonare (chissà perché) la Sicilia in cerca di lavoro. Come chiameremo allora queste vie e queste piazze? Luky Luciano , Al Capone, Vizzini ? Per non citare altri nomi. Sarebbe davvero un bel passo avanti, sembra di risentire i proclami dell’Altra Sicilia di Bruxelles, farneticandi di separatismo. Dove arriveremo? Basta cancellare la storia perché essa finisca di esistere? abbatteremo anche le statue? E che cos’è un popolo senza storia, che vuole partire ex novo guardano solo avanti dopo avere dato un colpo di spugna a quello che c’è dietro? Viene da chiedersi: una riscoperta del separatismo alla Bossi è utile alla Sicilia? Riteniamo proprio di no, se questo deve mettere in discussione l’unità della nazione, certamente meglio sarebbe avere il coraggio di opporsi al Cavaliere, ma nel senso vero e non figurato, per fare dell’autonomia siciliana quello che in effetti dovrebbe essere: un valore aggiunto per rilanciare l’economia e per risollevare le sorti del popolo siciliano. Ma per fare questo, bisogna sapersi opporre anche a quei ministri siciliani, penso a La Russa, ad Alfano, alla Prestiggiacomo, bisogna sapere rappresentare bene gli interessi dell’Isola nei confronti del governo centrale. Il separatismo non porta da nessuna parte e non risolve certo i problemi del popolo siciliano, meno che mai quello dei siciliani all’estero, che aspettano ancora segnali positivi da questo governo. Un asse Bossi – Lombardo, sembra avvalorare e dare sostanza al vecchio piano leghista, che in passato parlava di tre grandi regioni: il Nord, il Centro ed il Sud. Il Nord, secondo l’edizione aggiornata del bossi – pensiero, diventerebbe il lombardo – veneto, il centro potrebbe coi9ncidere con il vecchio potere temporale dei Papi, il Sud con il vecchio regno delle due sicilie. Forse per questo, è nata a Napoli la lega sud, ad opera di uomini di Bossi, che così operando sembrerebbe mettere già una sua ipoteca sul “regno delle due sicilie”. Meglio sarebbe senza scomodare la storia, fare un discorso più sensato, difendendo con gli strumenti previsti dalle leggi e con un sano modo di fare politica e governare la Sicilia, quello statuto speciale che tanti poteri e possibilità offre alla Sicilia ed ai siciliani.